Nei parzial più importanti, come quello di 25-2 in gara cinque che ha dato il via alla rimonta e vittoria dei Warriors, in campo c’era sempre Kevin Durant. Il ragazzo col numero 35 sulle spalle infatti è stata davvero l’arma in più di Steve Kerr l’ago bilancia di questa serie e di tutta la stagione. Molti invece pensavano, una volta saputa la scelta di KD, che sarebbe stato impossibile inserirlo in un sistema di gioco con Curry, Thompson, Green e tutte le altre stelle dei Golden State: invece non solo riesce a gio coi suoi compagni, come dimostra benissimo il pick n roll sistematico con Curry o Thompson gelosamente custodito da Kerr nello scrigno fino alle Finals, ma addirittura risolve i problemi offensivi di Golden State quando questa non riesce a trovare ritmo o con la transizione o coi vari tagli e passaggi velocissimi. Molte volte nella serie così la palla, dopo una circolazione lenta e ferma, è finita nelle mani di questo ragazzo atipico di oltre due metri che l’ha custodita gelosamente per poi infiammare sempre la retina del canestro sia con tiri da tre senza ritmo, sia con jump shot da due, sia con tocchi morbidi di polpastrelli dopo aver subito fallo, sia con appoggi al tabellone e infine con schiacciate al ferro che fanno tremare il palazzo.
Dunque KD il titolo di MVP delle Finals è giustamente tuo e tu non sei andato nella baia per vincere, ma per farli vincere.