RECORD DI “FRESHMAN” SCELTI. IN AUMENTO IL NUMERO DEGLI ATLETI CHE PASSANO PROFESSIONISTI DOPO UN SOLO ANNO DI UNIVERSITÀ
L’edizione 2017 del Draft NBA forse non passerà alla storia per l’arrivo di un fenomeno del calibro di Lebron James o Kevin Durant, ma sicuramente entra negli annali per l’affollamento di “freshman”, atleti passati al professionismo dopo un solo anno d’università. Non era mai accaduto prima che i primi 7 (e 16 dei primi 30) optassero per il “one and done”, “un anno e via”… e l’ottavo, Frank Ntilikina, non appartiene alla categoria solo perché, nonostante abbia solo 18 anni, proviene da un campionato professionistico europeo.
MA ANDIAMO A CONOSCERE MEGLIO I NUOVI GIOCATORI NBA.
1. PHILADELPHIA 76ERS: MARKELLE FULTZ (6-4, 190, PG, Washington): Bryan Colangelo sembra aver completato “The Process”, la strategia ideata da Sam Hinckie per riportare in alto i 76ers basandosi esclusivamente sul Draft. Dopo Ben Simmons e Joel Embiid arriva Fultz, il miglior giocatore a disposizione ed autore di una stagione eccellente (23 punti, 6 rimbalzi e 6 assist di media). In possesso di ottimi fondamentali dal palleggio con entrambe le mani e sicuro anche nel “traffico” al tiro efficace sia da oltre l’arco (41%) che in arresto, gode pure di un’eccellente visione di gioco che gli permette di coinvolgere i compagni e di gestire benissimo il pick and roll. Arrivato a Washington come guardia già completa, Markelle ha continuato la trasformazione in “point guard” gestendo la totalità dell’attacco degli Huskies e decidendo quando innescare i compagni e quando cercare la soluzione personale in un‘ anticipazione di ciò che vedremo in NBA. Partirà subito titolare dividendo i compiti di regia con Simmons in una squadra che sembra pronta per i playoffs.
2. L.A. LAKERS: LONZO BALL (6-6, 190, PG, UCLA): Guai a farsi distrarre da papà LaVar distogliendo l’attenzione dal ragazzo uscito da UCLA: il più grande dei fratelli Ball infatti è un talento puro ed è in grado di dare una scossa ai Lakers di coach Luke Walton. Sa leggere il gioco e questa dote gli regala spesso mezzo secondo di vantaggio su tutti gli altri giocatori in campo. Una delle migliori qualità per il giocatore moderno è senza dubbio il saper scegliere la giocata giusta al momento giusto, e Ball lo fa ad alto livello. Dubbi sulla meccanica di tiro e sulla difesa contro avversari “fisici”, ed anche la presenza ingombrante del borioso LaVar Ball incute un certo timore sulle prospettive future di Lonzo. I workout svolti (e quelli rifiutati) nei giorni precedenti alla sua chiamata lasciano più di un dubbio sulla sua attitudine mentale, ma se c’è un giocatore nel Draft 2016 in grado sin da subito di prendere per mano una squadra, quello è Lonzo Ball. Inizia la risalita verso la vetta dell’NBA per i Lakers del nuovo general manager Magic Johnson?
3. BOSTON CELTICS: JAYSON TATUM (6-8, 210, SF, DUKE): Dopo Jabari Parker e Brandon Ingram, un’altra ala “made in Duke” si affaccia all’NBA. Rispetto ai due predecessori Tatum è più “perimetrale”, tanto che al liceo per eleganza e fluidità era stato paragonato a Grant Hill. Coach Krzyzewski lo ha schierato come ala grande assicurandogli grande libertà di movimento per permettergli di sfruttare la versatilità offensiva e la capacità di colpire dal perimetro (34% da 3 punti). Nell’NBA Jayson sarà schierato stabilmente da ala piccola e l’essere un atleta non straordinario potrebbe condizionarne l’efficacia contro avversari più rapidi e atletici di quelli affrontati nell’NCAA. Danny Ainge e Brad Stevens credono che il passaggio possa essere indolore e che Jayson riesca a mantenere la sua enorme efficacia come scorer anche al “piano di sopra”, continuando a crearsi il tiro con continuità. Se non ci saranno altri scambi partirà dalla panchina ma troverà spazi di qualità nei quintetti atipici di coach Stevens.
4. PHOENIX SUNS: JOSH JACKSON (6-8, 200, SF, KANSAS): Josh a Kansas ha avuto meno visibilità ma, anche come terza opzione dietro Mason e Graham, è stato protagonista di una stagione a tratti esaltante come dimostrano le partite contro Kentucky (20 punti e 10 rimbalzi) e Texas Tech (31 punti e 11 rimbalzi). Di sicuro le spaziature dell’NBA enfatizzeranno le sue doti atletiche e la capacità di attaccare dal palleggio tanto da renderlo uno degli “slasher” più forti della Lega. Se ciò non bastasse, Jackson è dotato di ottima visione di gioco e, soprattutto, di un’attitudine difensiva difficile da riscontrare in un attaccante del suo livello. Il dubbio più grande che lo circonda è legato al tiro in sospensione la cui meccanica è ancora imperfetta malgrado l’enorme lavoro che gli ha permesso di migliorare la percentuale dall’arco dal 27% di inizio anno al 38 di fine stagione. Certo il lavoro non è terminato ma la sua work ethic è una garanzia che prima o poi il tiro diventerà affidabile. Ai Suns non sono preoccupati perché le qualità che già possiede sono sufficienti per proporlo in quintetto e, con la sua difesa, dare sostanza a una squadra giovane che inizia un percorso di crescita.
5. SACRAMENTO KINGS: DE’AARON FOX (6-4, 171, PG, KENTUCKY): La grande partita giocata contro UCLA lo scorso 24 marzo in cui ha letteralmente distrutto Lonzo Ball nel confronto diretto lo ha portato a recuperare credito tra gli addetti ai lavori mettendo in risalto le sue qualità principali: esplosività ed atletismo. Nonostante il tiro rimanga un fondamentale sul quale dovrà lavorare parecchio, Fox è un giocatore in grado di guidare l’attacco sfruttando al massimo il suo talento nel leggere le situazioni e servire assist. L’attitudine al gioco di squadra e le qualità difensive sono già di primo livello, il costante lavoro svolto in palestra per migliorarsi (da sottolineare come la sua meccanica di tiro si sia velocizzata e sia migliorata rispetto ad un anno fa) ne fanno una delle scommesse più “sicure” dell’intero lotto. A Sacramento dovrebbe sin da subito avere le chiavi della squadra: sarà difficile non vederlo schierato in quintetto base sin dalla prima partita nella piazza giusta per crescere e prendersi responsabilità senza avere troppa pressione addosso.
6. ORLANDO MAGIC: JONATHAN ISAAC (6-11, 205, PF, Florida ST): Croce e delizia per gli scout che si dividono tra chi lo vede in grado di diventare una stella assoluta nel giro 4/5 anni e chi invece ha seri dubbi sul suo adattamento in NBA. Sicuramente è ancora acerbo per dire la sua da subito, ma la naturalezza con la quale gioca e l’incredibile apertura alare (216 centimetri!) tendono a far pensare che possa veramente fare la differenza in futuro. Per ora i 93 chilogrammi spalmati sui 211 centimetri che gli ha donato madre natura lo rendono un “fuscello” poco adatto alle tempeste NBA nonostante le gambe esplosive lo aiutino comunque a dire la sua a rimbalzo. Un progetto a medio-lungo termine per Orlando che dovrà essere lavorare nel modo giusto per concretizzare e far esplodere tutto il suo talento.
7. CHICAGO BULLS: LAURI MARKKANEN (7-0, 240, PF, Arizona): Assieme a Zach LaVine e Kris Dunn fa parte della contropartita che i Bulls hanno ricevuto nella trade che ha spedito Jimmy Butler nel Minnesota. Avvicinato a Dirk Nowitzki e Kristaps Porzingis, Lauri ha la sua arma principale in un tiro in sospensione fluido e con range NBA (42% da 3). La pericolosità al tiro e la capacità di mettere palla a terra gli permettono di attaccare i “close out” dei difensori e concludere con un morbido arresto e tiro. Molto diverso il risultato se decide di attaccare il canestro: il palleggio diventa insicuro in traffico e l’atletismo condiziona l’efficacia delle penetrazioni. A Chicago trova un ambiente che si appresta a ricostruire, avrà spazio e responsabilità ma anche pressione da un pubblico esigente. Il rischio per i Bulls è che a causa delle limitate doti atletiche e fisiche, sia stato sopravvalutato e diventi solo uno specialista del tiro come Ryan Anderson.
8. N.Y. KNICKS: FRANK NTILIKINA (6-5, 170, PG, STRASBOURG): È migliorato costantemente nel corso della stagione appena conclusa e questo ha portato in dote un’ottima chiamata al Draft. L’apertura alare vicina ai 210 centimetri ed un altezza di molto superiore alla media per il ruolo lo rendono già molto interessante per quel che riguarda la fase difensiva nella quale, nonostante non sia dotato di gran velocità di base, potrebbe comunque già dire la sua. Buono anche il tiro dalla lunga distanza mentre le doti di regista sono ancora sotto la media. Certo, passare dal campionato francese all’NBA non è un salto di poco conto: probabilmente avrà bisogno di un paio di anni di “assestamento” prima di poter competere. New York è piazza esigente però, spesso poco propensa a concedere tempo per dimostrare il proprio valore e l’ennesima scelta “europea” di Phil Jackson rischia di ritrovarsi sin da subito in un mondo più grande di lui.
9. DALLAS MAVS: DENNIS SMITH (6-2, 195, PG, N.C. STATE): Dennis è un attaccante eccellente, forte fisica- mente, capace di battere il difensore grazie al primo passo esplosivo, al ball handling molto efficace e alle doti atletiche che non hanno risentito di un grave infortunio al ginocchio sinistro. Deve lavorare sul tiro in sospensione perché, sebbene le percentuali siano tutt’altro che male (36% da 3 punti), è ancora insicuro dall’arco e spesso preferisce forzare la penetrazione. Ma l’aspetto in cui deve migliorare maggiormente è la gestione dell’attacco: se a livello collegiale poteva permettersi molte libertà, nella NBA non potrà continuamente fermare la palla e toglie- re ritmo ai compagni per cercare la soluzione personale. Partirà in quintetto per i Mavs e dovrà sfruttare la presenza di Dirk e Coach Carlisle per crescere come giocatore.
10. PORTLAND TRAIL BLAZERS: ZACH COLLINS (7-0, 230, C, GONZAGA): non era atteso al Draft, soprattutto dopo un campionato che lo ha visto impiegato per soli 17 minuti di media, ma l’ottimo Torneo NCAA lo ha convinto al grande passo. Zach è un’ala grande classica, pericolosa sia sotto canestro che sul perimetro dal quale colpisce con un tiro in sospensione efficace (47% da 3 punti). Scelta strana per Portland perché, per come si sta evolvendo il gioco e per la sua mobilità, nell’NBA Zach sembra più adatto a ricoprire il ruolo di centro, “spot” in cui i Blazers dispongono già di Jusuf Nurkic e Meyers Leonard.
11. CHARLOTTE HORNETS: MALIK MONK (6-4, 197, SG, KENTUCKY): Il rendimento appena sufficiente nella March Madness lo ha fatto scivolare visto che era considerato come potenziale top five. Attenzione però al suo straordinario talento offensivo che lo rende l’unico giocatore dell’intero Draft in grado di far canestro pratica- mente da ogni parte del campo. Meccanica di tiro veloce e fluida abbinata ad una esplosività atletica molto sopra la media: queste doti ed il 40% da tre tenuto in stagione sono i motivi per cui è comunque rimasto in alto nono- stante il finale di stagione deludente. Uno scorer di primo livello, un tiratore eccellente che inizialmente dovrebbe prendere il posto ed i minuti di Marco Belinelli, finito ad Atlanta nello scambio che ha portato Dwight Howard a Charlotte.
12. DETROIT PISTONS: LUKE KENNARD (6-5, 200, SG, DUKE): Il miglior tiratore del Draft (45% da 3 punti) finisce a Detroit dove temono di perdere Caldwell-Pope. Kennard quest’anno ha giocato divinamente segnando con continuità (20 punti di media) e facendo vedere un repertorio offensivo non completo. Restano dubbi sulla capacità di difendere e sull’adattamento alla superiore fisicità dell’NBA ma il rilascio rapidissimo dovrebbe con- sentirgli di avere successo. A Stan Van Gundy l’onore di introdurlo nel mondo NBA così come fece per J.J. Redick, altro ex Duke molto simile a Luke.
13. UTAH JAZZ: DONOVAN MITCHELL (6-3, 200, SG, LOUISVILLE): Con George Hill in free agency i Jazz si sono cautelati scegliendo il prodotto di Louisville. I buonissimi mezzi atletici e le lunghe braccia dovrebbero permetter- gli di giocare anche da guardia compensando l’altezza limitata. L’ultimo Cardinal a mollare nel deludente Torneo NCAA, in stagione si è distinto per la solidità e la duttilità nei due ruoli del “backcourt” anche se stranamente le sue percentuali al tiro sono tutt’altro che scintillanti (40% al tiro, 35% da 3 punti). Da non sottovalutare il suo impatto difensivo retaggio della “scuola Pitino”.
14. MIAMI HEAT: BAM ADEBAYO (6-10, 250, C, KENTUCKY): Fisicamente è già pronto per fare a “sportellate” con i pari ruolo NBA e questo (soprattutto difensivamente) lo rende in grado di contribuire sin da subito. Limi- ti tecnici offensivi appaiono però abbastanza evidenti: sarebbe necessario trovargli una dimensione in attacco, cosa che a Kentucky non si sono preoccupati di fare. Potrebbe trovare spazio come centro di riserva dietro ad Hassan Whiteside.
15. SACRAMENTO KINGS: JUSTIN JACKSON (6-8, 195, SF, NORTH CAROLINA): Il miglior giocatore della squadra Campione NCAA nel 2017 ha finalmente mostrato tutto il suo talento. Specialista del mid-range game e del gioco senza palla, Justin ha migliorato il suo arsenale offensivo con un tiro in sospensione più sicuro e continuo (37 % da 3 punti). Ai Kings porterà la sua educazione cestistica e la capacità d’essere pericoloso senza avere troppo la palla in mano.
16. MINNESOTA WOLVES: JUSTIN PATTON (7-0, 226, C, CREIGHTON): In un draft in cui i “sette piedi” sono pochi, Patton sembra in grado di competere da subito, nono- stante una buona velocità di base ed i suoi 213 centimetri intrighino non poco. Tecnicamente indietro rispetto ai pari ruolo, avrà bisogno di tempo per colmare le sue lacune ma l’atletismo straripante di cui dispone vale sicuramente la chiamata di Minnesota; anche se dopo la trade per arrivare a Butler ci si poteva aspettare la chiamata di un giocatore pronto a contribuire sin da subito.
17. MILWAUKEE BUCKS: D.J. WILSON (6-10, 240, PF, MICHIGAN): Intrigano non poco i suoi 221 centimetri di apertura alare uniti ad una capacità di giocare a basket con naturalezza nonostante le difficoltà fisiche patite nel corso della stagione. Il 37% da oltre l’arco lo rende appetibile come “4” in grado di aprire il gioco e contribuire su entrambi i lati del campo. Per i Bucks è una scelta in linea con quanto fatto lo scorso anno quando chiamarono Thon Maker.
18. INDIANA PACERS: T.J. LEAF (6-10, 220, PF, UCLA): Miglior marcatore e rimbalzista di UCLA, Leaf ha saputo sfruttare in pieno la presenza di un playmaker completo come Lonzo Ball scrivendo anche un interessante 46% da tre nel corso della stagione. Fisicamente acerbo per poter competere nelle affollate aree NBA anche se dinamismo e propensione al lavoro in palestra non gli manca- no. Per trovare spazio dovrà velocizzare i piedi e crescere atleticamente magari formando un’intrigante coppia di lunghi con Myles Turner.
19. ATLANTA HAWKS: JOHN COLLINS (6-10, 225, PF, WAKE FOREST): Ha chiuso la stagione ai massimi livelli in termini di produttività (19 punti e 10 rimbalzi di media a partita). Se Collins è riuscito ad emergere nonostante Wake Forest sia al momento una squadra di secondo piano lo deve alla continuità. Ottimo il tiro dalla media distanza dove il jumper dai cinque metri è ormai una certezza, piedi veloci e capacità di difendere in uno-contro-uno anche su giocatori più piccoli e veloci. Ha ampi margini di miglioramento ed Atlanta al momento sembra essere il posto giusto per trovare spazio in campo.
20. SACRAMENTO KINGS: HARRY GILES (6-11, PF, DUKE): Se non fosse stato vittima di due gravi infortuni alle ginocchia nel corso degli ultimi due anni sarebbe stato in lizza per la prima scelta assoluta. A Duke quest’anno ha mostrato lampi del suo talento soprattutto in difesa dove si è distinto per il tempismo nella stoppata e l’efficacia a rimbalzo. Ai Kings potrebbe ave- re i minuti per ritrovare continuità ed eliminare completamente la ruggine accumulata nei ventiquattro mesi di inattività.
21. OKLAHOMA CITY THUNDER: TERRANCE FERGUSON (6-7, 185, SG, ADELAIDE): Dopo l’ottima carriera liceale ha preferito i dollari australiani ad Arizona e all’NCAA. Molto atletico e dotato di un tiro elegante e efficace (39 % da oltre l’arco in NBL) deve irrobustirsi e aggiungere un gioco credibile dal palleggio. Progetto a medio termine per Presti che vede in lui il tiratore in grado di sfruttare gli spazi aperti da Westbrook.
22. BROOKLYN NETS: JARRETT ALLEN (6-11, 235, C, TEXAS): Un progetto che potrebbe tra due anni, trovata maggiore continuità, diventare un buon centro difensivo. Se in attacco è molto limitato, con solo il gancio destro affidabile, in difesa è già un incubo per chi si arrischia a concludere nelle sue vicinanze grazie ai mezzi atletici e alle braccia interminabili. Ai Nets avrà tempo per crescere alle spalle di Timofey Mozgov.
23. TORONTO RAPTORS: OG ANUNOBY (6-8, 215, SF, INDIANA): Atleta formidabile, una prima stagione in NCAA chiusa con il 44% da tre punti l’avevano lanciato molto in alto nei vari “mock” di inizio anno, l’infortunio dello scorso dicembre ed un inizio di stagione non esaltante l’han- no fatto precipitare a fine primo giro. Scommessa ottima per i Raptors, che prendono un giocatore si acerbo ma con le doti atletiche perfette per la NBA moderna.
24. DENVER NUGGETS: TYLER LYDON (6-9, 225, PF, SYRACUSE): Poche storie, la sua stagione è stata al di sotto delle aspettative. La sua pericolosità è limitata all’uso dell’ottimo tiro in sospensione (39% da 3) in situazioni di pick and pop e sugli scarichi, mentre in altre situazioni è meno efficace. Interessante l’istinto per la stoppata come dimostrano i quattro “blocked shots” a partita nel Torneo NCAA 2016. A Denver sperano di aver trovato una “stretch-four” futuribile per coprire l’eventuale addio di Danilo Gallinari.
25. PHILADELPHIA 76ERS: ANZEJS PASECNIKS (7-2, 230, C, GRAN CANARIA): Phila vorrebbe fare del lettone il cambio di Embiid. Estremamente dinamico, è molto abile nel pick and roll ed è dotato di buona mano. Ancora ad asta e filetto i fondamentali in post e in difesa. Classico progetto che probabilmente resterà in Europa almeno un paio d’anni per completare suo percorso di crescita.
26. PORTLAND BLAZERS: CALEB SWANIGAN (6-8, 245, PF, PURDUE): Altra scelta di “front line” per i Blazers. Ragazzone con una storia fatta di indigenza e gravi disagi alimentari, ha perso quasi 70 chili in otto anni e modellato il fisico per poter giocare contro i lunghi NBA. Purtroppo l’evoluzione del gioco lo penalizza perché non è troppo atletico e agile, ma la mano eccellente da 3 punti (45%) e la ferocia a rimbalzo lo faranno apprezzare in Oregon.
27. L.A. LAKERS: KYLE KUZMA (6-9, 221, PF, UTAH): Una stagione sopra le attese chiusa con 16 punti e 9 rimbalzi di media a cui ha aggiunto un’ottima prestazione alla NBA combine di Chicago, gli sono valsi una chiamata a fine primo giro. Ottima mobilità laterale ed eccellente capacità di muovere le difese avversarie anche partendo dal palleggio. Ala atipica ma in grado sin da subito di ritagliarsi il suo spazio nelle rotazioni di coach Walton.
28. UTAH JAZZ: TONY BRADLEY (6-11, 245, C, NORTH CA- ROLINA): Centro di riserva di North Carolina, Bradley è dotato di buoni fondamentali in post e di un discreto tiro dal- la media. Ha sorpreso tutti dichiarandosi per il Draft perché con un anno supplementare di college da protagonista sarebbe sicuramente stato scelto in Lotteria nel 2018. A Utah partirà dalla panchina come cambio di Rudy Gobert.
29. SAN ANTONIO SPURS: DERRICK WHITE (6-4, 195, SG, COLORADO): “Combo guard” arrivata a Colorado dopo aver vinto il Titolo della Division II nel 2016, non ha sofferto il cambio di livello. Ai Buffs gli veniva chiesto di segnare ma al PIT e alla “Combine” ha dimostrato di poter creare anche per gli altri. Difensore sopra la media, è la classica scelta a sorpresa degli Spurs che puntano alla gemma a fine primo giro.
30. L.A. LAKERS: JOSH HART (6-6, 204, SG, VILLANOVA): Un senior pronto ad entrare sin da subito in rotazione, come dimostrano gli oltre 18 punti di media a partita a cui ha aggiungo ben 6 rimbalzi (uno dei migliori nel ruolo). Giocatore da tenere sotto controllo visto che anche difensivamente nel corso della stagione ha dimostrato di essere molto avanti.
Lorenzo Cipriani e Giancleto Sabucci
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