Riproponiamo un articolo di Paolo De Persis pubblicato sul mensile Superbasket del gennaio 2016.
Quando si chiude una porta si apre un portone. Il noto adagio risulta appropriato a descrivere la situazione che sta vivendo la PMS Basketball. Dopo la separazione con la società di Torino di Serie A nella scorsa estate, il club di Moncalieri ha abbandonato le velleità di una prima squadra di livello ed è tornato ad essere un’entità a se stante che può dedicarsi anima e corpo alla cura di un settore giovanile tra i migliori in Italia. E i risultati di questa prima parte di stagione lo stanno premiando con le posizioni d’altissima classifica occupate dall’Under 20 in giù. Con l’ambizione di giocarsi fino in fondo le chance-scudetto facendo leva sulle due punte di diamante del vivaio piemontese, Tommaso Baldasso e Guglielmo Caruso.
BALDASSO – Il suo è un cognome che agli appassionati di basket dice già qualcosa. Tommaso è infatti il fratello di Lorenzo, ventenne che da un paio di annate sta trovando spazio in A2, prima a Matera ed ora a Trieste. Ma Tommaso, classe 1998, si sente fratello minore soltanto anagraficamente. «Sono più forte e lo dice anche Lorenzo, è sempre stato molto sincero in questo: così come sa che quest’anno nella partita tra Trieste e Fortitudo Bologna non ho tifato per la sua squadra, essendo un fortitudino sfegatato… Rispetto a lui mi sento giocatore più completo, con più movimenti e visione di gioco, però di Lorenzo mi manca il tiro da fuori e la capacità di ragionare in mezzo al campo, io sono più istintivo e a volte non è un pregio». Un istinto che comunque gli permette di essere un bomber innato, una point guard col canestro nel sangue, doti che mette a disposizione non soltanto dell’U.20 ma anche della formazione di Serie B della PMS. Del resto, l’idolo cui si ispira dice molto del suo modo di giocare: «Ho sempre ammirato Allen Iverson, è un giocatore che ha fatto delle cose che nessuno potrà più fare con quel fisico in NBA: quando fermava la palla, attaccava in uno-contro-uno, quel crossover, era infermabile. Anche se poi, per il modo di orchestare il gioco della squadra, il mio modello è Daniele Parente, che ho seguito da vicino negli anni in cui ha giocato a Torino». Ma è Baldasso stesso a consegnare l’investitura di promessa numero 1 della PMS a Caruso: «Gugliemo sarà il prossimo lungo italiano dominante della Serie A – dice sicuro – trovo che abbia una classe, un’eleganza, un modo di muoversi in mezzo al campo che per un ragazzo di quell’altezza è difficile da vedersi».
CARUSO – Scopriamo allora chi è il 16enne che sta iniziando ad affacciarsi sulla scena del grande basket nazionale. Innanzitutto curiosa la coincidenza relativa al suo paese di origine, San Sebastiano al Vesuvio, lo stesso di quel Valerio Amoroso al quale lo paragona il responsabile del settore giovanile PMS, campano pure lui, Vincenzo Di Meglio. «Siccome ero con Valerio a Battipaglia quando aveva la sua stessa età, Guglielmo me lo ricorda molto per il modo di giocare l’uno-contro-uno di intelligenza e fondamentali, non di potenza», dice il 44enne tecnico ex Teramo e Rimini che è anche suo coach nell’U.18. Leve lunghe, miglior stoppatore (4.1 per gara) e 4° per percentuali dal campo (54.5%) degli Europei U.16 della scorsa estate (10.0 punti+7.9 rimbalzi le altre sue cifre nelle 8 partite), Caruso prende i complimenti senza schernirsi, assumendosi una responsabilità che rivela una maturità maggiore della sua carta d’identità: «Non sento il peso delle aspettative che ci sono su di me. So che per i miei compagni devo essere un esempio. Vincenzo, che per me è come un padre, mi dice sempre di esserlo in ogni allenamento, perché sono uno di quelli che ha avuto più soddisfazioni e spero di averne sempre di più. Da quando ho intrapreso questa esperienza, oltre che come giocatore sono cresciuto come persona, con tutti i sacrifici che un atleta deve fare stando lontano dalla famiglia e senza potersi permettere tutti i divertimenti di un ragazzo della mia età».
La sua crescita è stata notevole anche in centimetri in questi anni: da quando mise piede in PMS due stagioni e mezzo fa, proveniente dal Vesuvius Project Cercola, Guglielmo si è alzato di 13 centimetri, arrivando agli attuali 2 metri e 05. Che consentono di provare a costruirlo come un’ala grande moderna, in grado di attaccare sia fronte che spalle a canestro e con il tiro da tre nel proprio bagaglio. «Fino a due anni fa il tiro non mi serviva tanto, ma se voglio diventare un giocatore importante devo metterlo dentro, per questo è un fondamentale che sto curando a fondo nel lavoro individuale con il coach. Aspiro a diventare un 4 come Nikola Mirotic, che sa attaccare in tanti modi colpendo anche da oltre l’arco». Nel mese di dicembre per Caruso c’è stato un altro riconoscimento importante, la convocazione da parte della Stella Azzurra Roma come rinforzo per la tappa italiana dell’Eurolega U.18 che si è giocata nella capitale durante le festività natalizie, torneo dove come avversario si è ritrovato lo stesso Baldasso, andato a sua volta a rafforzare l’Armani Junior Milano.
SOGNO-SCUDETTO – Grazie agli ulteriori miglioramenti di Baldasso e Caruso la PMS Basketball proverà a superare la maledizione dei quarti di finale su cui l’anno scorso si sono infranti i sogni di gloria di U.19, U.17 e U.15, che hanno tutte mancato di un soffio l’accesso tra le prime 4 alle Finali Nazionali. «È stata comunque una stagione da incorniciare con 7 finali raggiunte tra maschili e femminili» dice il direttore generale Andrea Bausano. «La competizione con l’Auxilium Cus Torino? Non sono due realtà che si possono confrontare perchè abbiamo obiettivi differenti. Noi siamo felici di aver raggiunto dopo un decennio di lavoro il livello a cui siamo. Abbiamo 430 tesserati tra maschi e femmine, 530 come minibasket, più dodici società del territorio legate a noi dalla collaborazione al PMS Next Generation, un progetto messo in piedi per sviluppare sempre di più il basket sul nostro territorio».
Paolo De Persis
SB # 16