La proposta di Peppe Poeta – apriamo i roster senza limiti agli Europei non agli americani – ha un senso per evitare l’obbligo di firmare giocatori italiani destinati a non giocare ma se applicata renderebbe ancora più potente da parte dei club la ricerca dei passaporti di comodo. In Europa è già infuriata la polemica circa il ruolo avuto da Anthony Randolph nel titolo europeo della Slovenia. Tutti sappiamo cosa succede da anni: ci sono paesi che concedono passaporti per sostanziale utilizzo sportivo così hanno una nazionale migliore e il giocatore ha più potere sul mercato. Più si rende la distinzione europei-americani significativa e più il problema diventerà pressante incentivando il mercato dei passaporti. Nel campionato di quest’anno la regola dei tre americani per squadra (con la formula del 3+4) è aggirata facilmente. Theodore è macedone. Lafayette è croato. Hollis è ungherese. Bamforth è kosovaro come Shawn Jones. Haynes è georgiano. Possiamo andare avanti anche senza disturbare i “Cotonou”. La proposta di Poeta è migliorativa rispetto alla situazione attuale ma coltiva un problema che prima o poi andrà combattuto.