A come Serie A, intesa come obiettivo da raggiungere. Un posto solo per 32 squadre, ma sarà l’ultima volta. LNP ci ha battuto sopra dal 2015 e la FIP ha recepito: le formule non si cambiano da un anno all’altro, ma nel 2018/19 le promozioni saranno tre, a seguire torneranno due. Obiettivo raggiunto.
B come Boniciolli, personaggio raro in un mondo incapace di bucare lo schermo. Si ama o si odia. Oppure, più semplicemente, si ascolta. Come fanno in tantissimi, anche a chi non interessa delle vicende del suo Club.
C come Cagliari, e quando un capoluogo di regione si affaccia, pazienza se grazie a un passaggio di titolo sportivo (da Ferentino), c’è sempre attesa e curiosità. Anche per vedere come va l’esperimento di Sassari di creare un proprio satellite diretto. Qualcuno ricorda ancora il Brill Cagliari, 37 anni dopo?
D come De’ Longhi Treviso, che è sempre una delle squadre più forti anche se parte con un solo straniero, John Brown. E’ la prima volta che succede nei quattro anni di A2 a 32 squadre. E altre 8 squadre hanno americani con doppio passaporto europeo (Ferrara e Treviglio entrambi): così facendo preservano i 2 visti da spendere, non si sa mai.
E come Emilia-Romagna, ancora la regione più presente in A2: 6 squadre (Bologna-F, Ravenna, Ferrara, Imola, Forlì, Piacenza), la Lombardia ne ha 5 (ma su due gironi diversi), il Lazio 4, il Piemonte 3. In tutto 13 le regioni rappresentate, con cinque capoluoghi: Roma, Napoli, Bologna, Trieste, Cagliari.
F come Fortitudo, ci mancherebbe. Quale altra lettera dell’alfabeto rappresenta in modo così inequivocabile una squadra e il suo popolo? Due anni che ci va vicino, sul solito ottovolante di entusiasmo e scoramento. Sulla carta favorita numero uno, forte come quest’anno forse non lo è mai stata, ma poi valla a capire: è la Fortitudo.
G come Gregor Fucka, al debutto da assistente di prestigio di Ugo Ducarello in una interessante Trapani. Di ex-medagliati azzurri in panchina ce n’è un paio anche all’Eurobasket, con coach Davide Bonora e il neoassistente Alex Righetti.
H come Hall, Mike Hall. Riparte da Ferrara (con passaporto irlandese), il 33enne MVP della scorsa stagione, califfo indiscutibile, anche se poi è andata a finire male per la sua Biella. Una stagione al vento per colpa di una sola sconfitta in casa, l’unica di tutto l’anno, in gara5 con Verona.
I come italiani, sono circa 200, contandone sei-sette per squadra che dovranno giocare per forza. Giovani e veterani, freschi e navigati, nati qui o in giro per il mondo, ma comunque nostri. Meno male che c’è l’A2, per questa massa di giocatori che salvo poche eccezioni in seconda categoria – se va bene – sono destinati a restarci a vita. Due soli americani per squadra e pochi passaportati, è proprio per questo che piace l’A2.
L come LNP, ovvero 96 Società su due campionati, presenza praticamente in ogni regione, tutte sotto l’ombrello col nuovo marchio Old Wild West. Non ci dimentichiamo della Serie B e del suo imbuto ancor più stretto e spietato, 3 sole promozioni per 64 squadre al via, anche qui per il terzo anno in fila. Ma cambierà anche questo, pure se la Final Four, per quanto crudele, resta un evento atteso. Adrenalina pura.
M come Michele Maggioli, classe ’77. I quaranta suonati a luglio, è il nonno di un campionato nel quale restano solo quattro giocatori nati negli anni Settanta: Patricio Prato, compagno di squadra di Maggioli a Imola, Andrea Raschi (Ravenna) e Alessandro Cittadini (Trieste), tutti tre ’79.
N come Napoli, e bentornata a una piazza che mancava da un torneo di vertice da un bel po’, non contando la comparsata dell’ottobre 2012 proprio in A2, presto cancellata con un finale tragicomico, come tante altre Società (sei in sette anni!) sparite in città. Dove però «o’ baschett», in fondo, è sempre piaciuto. Tornano anche Montegranaro (città, non il Club, questa è la Poderosa: con la Sutor, in C Silver, nulla a che vedere) e Bergamo (17 anni dopo il Celana). Debuttante totale Orzinuovi.
O come ottobre, si inizia domenica 1 (in realtà con gli anticipi di venerdì 29 settembre) e si finisce dopo oltre nove mesi, con eventuale gara5 di finale oltre metà giugno 2018. Unica sosta a marzo (dal 2 al 4 finali Coppa Italia). La Serie A, l’Eurolega, l’NBA, iniziano dopo e spesso finiscono prima.
P come palazzi pieni. L’anno scorso la finale di A2 Virtus-Trieste ha fatto 19 mila spettatori in tre partite, la semifinale Trieste-Fortitudo 31 mila in 5 serate. La finale scudetto Venezia-Trento, per limiti di capienza, 23 mila in 6 partite. In stagione regolare 1.010.613 paganti (media 2105 a partita), dopo i playoff oltre 1.2 milioni. Tutti record storici. Nei soli ultimi tre anni, tutti in crescita, un +28% complessivo di pubblico.
Q come quarantatre anni fa: stagione 1974/75, nasceva la Serie A2 ed era una rivoluzione per lo sport italiano. Così affascinante perché in teoria si poteva anche vincere lo scudetto (e Rieti dall’A2 arrivò alla semifinale tricolore ‘78, fermata 2-1 solo da Varese). Quando il basket era innovativo, energico, e metteva le basi del futuro boom grazie alla A2 che ne allargava l’orizzonte.
R come Roma, la capitale si ripresenta con due squadre, la vecchia Virtus che prova faticosamente a risalire e la giovane Eurobasket che porta avanti la sua sfida, mercato importante, vuole il sorpasso. Entrambe al PalaTiziano, il Derby avrà toni accesi, stavolta.
S come scudetti, quelli vinti da Società al via in questa A2, o perlomeno ereditati dalle loro progenitrici: sono 16, cioè 8 di Siena, 5 di Treviso, 2 di Bologna-F, 1 di Roma. Poi anche 15 Coppe Italia (8 Treviso, 5 Siena, 1 Fortitudo e Verona), 9 coppe europee, con le storiche Korac di Verona e Rieti. Ed una Supercoppa LNP (Fortitudo Bologna, nel 2016).
T come Trieste, chiamata a gran voce a fare l’ultimo passo. Centrale come non mai, la stagione parte da lì, con Supercoppa e presentazione ufficiale. La travolgente avventura dell’anno scorso è nata anche un po’ per caso, ma a questo non può non avere un seguito.
U come Udine che sembra tornata ambiziosa e come Udine-Trieste, 29 dicembre, la sfida forse più calda di tutta l’A2. Derby vero, anche se è ovvio, non c’è più quello di Bologna, che l’anno scorso accese sul campionato un milione di riflettori. Irripetibile.
V come Virtus Bologna, attesa già da protagonista anche in A, ad allungare la lista di neopromosse che hanno fatto subito molto bene al piano di sopra. Brescia l’anno scorso e prima Torino, ma prima ancora Trento e poi Pistoia, Reggio Emilia, Brindisi. Le novità portano sempre pubblico fresco, curiosità, energia. E ne servirebbero di più.
Z come zero squadre del girone Ovest tra le quattro semifinaliste dell’anno scorso (e una sola su otto ai quarti), una su quattro due anni fa. Il girone Est nel tempo continua a dimostrarsi molto più forte e quest’anno si direbbe che la musica sia la stessa. E pensare che, non ci fosse stato il ripescaggio in A, sarebbe stata nell’Est anche Cremona.
Enrico Schiavina