Nuovo format, i due capitani scelgono le squadre – La novità è stata confermata ieri e in molti ancora non hanno capito come funziona esattamente. Semplificando al massimo, come è stato fino alla scorsa stagione verranno selezionati 24 giocatori, 12 per Conference, tramite il voto dei tifosi e degli addetti ai lavori. La differenza è rappresentata dal fatto che i due giocatori che hanno ottenuto più voti (uno della Western e uno della Eastern Conference) diventeranno i due capitani delle due squadre e durante l’All Star Weekend (come e quando non è stato ancora specificato) potranno scegliere i propri compagni. E non avranno limitazioni di Conference. Esattamente come al campetto. Facciamo qualche esempio pratico per capire meglio.
- I due capitani devono appartenere a Conference diverse. Se per esempio Steph Curry e Russell Westbrook, che giocano nella Western Conference, ottengono entrambi più voti di LeBron James che gioca nella Eastern Conference, chi dei due ottiene più voti farà il capitano della sua squadra. Mentre LBJ, o il giocatore più votato della Conference, farà il capitano dell’altra.
- A questo punto, a turno, i due capitani selezionano i propri compagni di squadra senza limitazioni. Significa che se LBJ è capitano della sua squadra, potrà selezionare un compagno che gioca nella Western Conference, da Carmelo Anthony a James Harden passando per Paul George. E questa è la differenza più grande con il passato. L’unico criterio da rispettare è che il quintetto deve essere composto dagli altri quattro (otto in totale per le due squadre) che hanno ottenuto più voti e quindi il privilegio di essere titolari.
Le prospettive – Alla disperata ricerca di un format più allettante, la Nba ha cercato una soluzione che facesse leva sul senso di competizione e sull’agonismo dei suoi giocatori. Gente che gioca nella stessa squadra ogni giorno potrà trovarsi avversaria nell’All Star Game. I vertici della Lega sanno bene che questo meccanismo smuove anche l’orgoglio dei giocatori più forti. Proprio come al campetto, nessuna Superstar vuole essere chiamata per ultima nel proprio quintetto, soprattutto se ritiene che chi è stato chiamato prima valga meno di lei. E’ una mossa che presenta suggestioni ma anche alcune incognite.
Le incognite – Per esempio, non è stato specificato se i due capitani dovranno scegliere semplicemente in base al nome o in base al ruolo per riempire il roster. Nel secondo caso, probabile e realistico, sarà una struttura classica con tre esterni e due lunghi. Nel primo potrebbe venire fuori una partita più fantasiosa con un quintetto di piccoli a fronteggiare un pacchetto di lunghi, con conseguenze che tutti i giocatori di playground o delle partitelle tra amici hanno affrontato centinaia di volte. Se questa mossa in campo si tramuterà effettivamente in una partita più combattuta e credibile è difficile dirlo. I migliori giocatori della Nba contemporanea rimangono vere e proprie imprese da business che anche in questo caso difficilmente rischierebbero di infortunarsi giocando al massimo, in una domenica di febbraio, subito prima di entrare nella fase decisiva della stagione. Ma è indubbio che la rivoluzione nel criterio di scelta dei giocatori aggiungerà interesse all’All Star Game di Los Angeles. Potrebbe essere il primo passo verso una modifica strutturale di un evento che negli ultimi anni non ha accontentato nessuno.
Marco Bonfiglio
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