La stagione NBA sta per ricominciare e LeBron James è più che mai l’uomo da seguire. Ormai prossimo ai 33 anni ma con una carriera pesantissima alle spalle (ha giocato le ultime sette finali, in pratica sono due stagioni supplementari di basket al massimo livello), LeBron è ancora considerato il miglior giocatore del mondo, soprattutto dopo aver perso l’ultima finale contro Golden State segnando 33 punti di media con una tripla doppia per gara.
LeBron è attesissimo per due motivi: la partenza di Kyrie Irving e il recupero misterioso di Isaiah Thomas sono situazioni che aumenteranno un carico di lavoro già anormale (è stato il giocatore più utilizzato la scorsa stagione) e di conseguenza i rischi rendendo la sua ricerca di un ulteriore titolo a Cleveland ancora più complicata; il suo contratto in scadenza aumenta a dismisura la pressione sui Cavs e creerà inevitabili distrazioni nel corso della stagione.
LeBron vincendo il titolo del 2016 ha pagato il suo debito di riconoscenza nei confronti della sua città, il rapporto con la proprietà, distrutto dalle polemiche del 2010, resta precario e le voci di un suo approdo a Los Angeles dove ha stabilito il proprio quartier generale sono troppo insistenti per non pensare che qualcosa abbia già deciso. I Lakers hanno fatto tutto quello che dovevano per presentarsi con i conti in ordine a luglio in modo da poterlo firmare. Quest’anno non hanno interesse a perdere perché il loro diritto di scelta andrà in tutti i casi a Philadelphia o Boston. Ma sul mercato non erano liberi di agire. Lo fossero stati avrebbero fatto scelte diverse. Invece hanno firmato solo giocatori disponibili ad impegnarsi un solo anno come Kentavious Caldwell-Pope e Andrew Bogut per non compromettere il salary cap in vista di un assalto che è qualcosa di più di un semplice rumor.