Come sempre premetterò che gli appunti sono considerazioni sparse senza guardare il tabellone finale di una partita. L’Olimpia Milano per 35 minuti è stata nel match a Mosca con il CSKA, tanto da convincere il sottoscritto che il progetto preliminare europeo è buono, si tratta di renderlo definitivo mantenendo le aspettative.
La versione griffata Exchange meneghina dei primi venti minuti ha il denominatore comune della difesa di squadra. Quando attaccanti puri come Goudelock o Theodore sono animati dal minimo sindacale di volontà di tenere il “sedere basso”, la prima linea argina il primo palleggio degli esterni; quando non lo fa, veicola gli attaccanti verso il muro rappresentato da Tarczewski o Gudaitis. Peccato però che gli stessi attaccanti hanno cromosomi difensivi di due tipi: quello da primi minuti (e torniamo al concetto di concentrazione) e quello indiretto retaggio di coinvolgimento offensivo. Fiammate che poi si spengono inesorabilmente.
Olimpia fluida e ficcante quanto sfrutta l’estro offensivo del duo Goudelock-Theodore; dalle loro scorribande nascono attacchi in sovrannumero con scarichi per uomini precisi da oltre l’arco come Micov e Bertans. Conditio sine qua non però è muovere la difesa, altrimenti tutto diventa prevedibile ed estemporaneo, in cui neanche l’ onnipotente talento del “mini-Mamba” può generare canestri. Per tutto il resto c’è la difesa del CKSA del secondo tempo, tanta roba (e coach Itoudis non è lì per caso).
Poi c’è la qualità, quella rappresentata da Nando De Colo e Sergio Rodriguez, due docenti della materia, capaci di generare situazioni vincenti nelle condizioni più complesse; difesa e regia dei sopra citati sono stati il viatico alla vittoria moscovita ma Milano può e deve credere di essere la mina vagante in Eurolega.
Raffaele Baldini
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