Classica partenza di partita in Eurolega con sole 48 ore di riposo: difese “concettuali” e attacchi beneficiati da ambo le parti, anche se manca il burattinaio numero uno di Milano, Andrew Goudelock. E forse nell’assenza del proprio leader risiede il balbettio meneghino con il possesso di palla nei primi venti minuti; mi spiego meglio, l’Olimpia rimane una squadra che segue bene i giochi, ha spaziature competenti ma manca di quella imprevedibilità che solo Goudelock e a volte Theodore riescono a dare. Infatti il Barca ha potuto comandare difensivamente le danze, leggendo facilmente le esecuzioni dei padroni di casa. Scende una lacrima per i nostalgici, e quella lacrima disegna le ultime parabole della carriera di Juan Carlos Navarro, docente di estro con l’arancia fra le mani. Mancherà…
L’attitudine mancata nella difesa delle prime battute, pericoloso sconfinamento verso la presunzione, si trasforma in solida reazione. Volenti o nolenti la l’Olimpia trasuda pallacanestro allenata, Simone Pianigiani ha dato un’identità che non si vedeva da un pò di tempo. Ancora Mantas Kalnietis è l’uomo della redenzione biancorossa, il suo modo di stare sul parquet è tinto di giallo-verde, quell’espressione lituana dalla personalità cromosomica. E sempre per parlare di singoli, la penetrazione di Theodore è una delle situazioni cestistiche più immarcabili d’Europa. Cosa è cambiato rispetto alle altre sfide di coppa? E’ cambiato che l’avversaria non ha trovato quei singoli fuoriclasse in grado di scombinare i piani, di creare vantaggi per il solo fatto di essere superiori. Olimpia Milano non ha vinto la prima in Europa, ha fatto qualcosa di molto più importante…è cresciuta!
Raffaele Baldini
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