Gli ultimi due allenatori dell’anno, Maurizio Buscaglia e Enzo Esposito, stanno vivendo un momento difficile, forse avvilente delle rispettive carriere. E sta succedendo nella stagione in cui se lo aspettavano meno. Prendiamo Buscaglia: la sua crescita come quotazioni personali è stata costante come il livello cui ha condotto Trento. Questo doveva essere l’anno del salto di qualità non per forza come risultati (migliorare una finale scudetto è quasi impossibile) ma come credibilità, continuità di lavoro. Buscaglia era stato bravissimo a migliorare la sua squadra con pochi punti fermi da ripartire (Pascolo e Forray all’inizio; poi Forray, Sutton, Baldi Rossi) ma quest’anno aveva il teorico vantaggio di poter costruire su una finale scudetto e lo stesso nucleo. Sutton, Gomes, Flaccadori, Baldi Rossi, Forray, Lechthaler, Shields. Invece Trento per ora è stata incapace di esprimere l’energia e la fisicità delle stagioni passate. Una squadra con meno talento ma organizzata bene e capace di eseguire un piano come Varese l’ha annichilita. Eppure persino i giocatori chiamati a sostituire quelli persi hanno caratteristiche simili a garantire una filosofia di gioco identica (Aaron Craft rimpiazzato da Gutierrez e Dustin Hogue da Behanan). Cosa significa tutto questo? Forse Craft e Hogue sono stati sottovalutati; forse qualcuno dei confermati è stato sopravvalutato; forse il travolgente girone di ritorno della stagione passata ha ingannato. O forse dobbiamo attendere un po’ visto che un anno fa Trento ha impiegato un girone intero per sbloccarsi ma quando l’ha fatto non si è più fermata.