E’ passata un’eternità da quando un fortunoso allineamento dei pianeti mi fece paracadutare nella redazione di Superbasket, eppure non ho mai conosciuto Aldo Giordani. Dello storico fondatore ho sentito mille volte decantare la leggenda ma non ho alcun ricordo personale, ed anzi da lettore Giordani non l’ho mai amato, tante delle sue battaglie proprio non le condividevo, oppure non le capivo (oddio, si potrà dire? Beh, ormai l’ho detto).
Amavo molto però il suo Superbasket, che ho iniziato a comprare fin dal primo numero del 1978, mai immaginando che sarei finito a scriverci sopra, nel 1996. Giordani non c’era già più da qualche anno, la sua creatura si era trasformata ed aveva persino traslocato da Milano a Bologna, perché il basket italiano stava cambiando la sua capitale. E’ stata quella la mia grande fortuna, da bolognese e tifoso dichiarato di una delle due squadre bolognesi, in uno staff fatto in gran parte da non bolognesi. Un gruppo che, per un altro paio di decenni, ha continuato con energia e precisione a raccontare basket. TUTTO il basket: di A1 e di A2, di NBA e di college, di coppe e di campionati esteri, di nazionali e di giovanili e di femminili, fino alle mie amatissime serie minori. Con la completezza che poi è sempre stata la sua straordinaria forza, perché la passione per il nostro sport così globalizzato può disperdersi nei suoi mille rivoli, ma con SB, una volta alla settimana, il basket lo si poteva tenere in pugno tutto quanto.
Non c’entro nulla con la prestigiosa scuola di Giordani, non sono tra quelli che passano il tempo a rimpiangere il basket di una volta, non mi interessano i continui confronti generazionali, e non ho nemmeno idea di che futuro abbia l’informazione cestistica, né del residuo ruolo del cartaceo rispetto all’online. So soltanto di aver sempre amato Superbasket a prescindere da chi lo guidava. Come il più umile dei tifosi che resta sempre vicino alla squadra del cuore, anche quando è intimamente convinto che il suo presidente sia un cialtrone, il suo allenatore un incapace e i suoi giocatori tutti brocchi senza speranza, perché le persone passano ma certe passioni no, non passano mai.
Lunga vita Superbasket, e benvenuto a bordo SB.it. Qualsiasi sia l’equipaggio e la rotta, che la navigazione continui.
Enrico Schiavina