Ennesimo anno di transizione o l’inizio di un progetto che porterà i Knicks a giocarsi il titolo? È la domanda che ormai da molti anni si pone in estate il tifoso della Grande Mela. E questa off-season 2018 non sembra essere diversa, posto che l’approdo in città di LeBron James sembra una chimera.
L’arrivo come coach di David Fizdale, assistente di Erik Spoelstra a Miami quando LBJ stazionava a South Beach, lascia aperta ancora qualche flebile speranza ma è improbabile che “il Re” scelga di portare il suo talento sotto la Statua della Libertà.
Ecco allora che lo spettro dell’ennesima stagione transitoria aleggia sempre più prepotente. Ci sarà un altro anno per capire se Kristaps Porzingis potrà diventare il futuro leader di una squadra vincente, se i vari giovani come Frank Ntilikina, Emmanuel Mudiay e Ron Baker potranno far parte del progetto , se Tim Hardaway Jr. dimostrerà di meritare il ricco contratto firmato la scorsa estate.
Tanti i punti interrogativi a cui Fizdale è chiamato a dare una risposta, la sensazione è che per i Knicks l’alba di un ciclo vincente sia ancora lontana dal sorgere. Ma se la dirigenza dimostrerà di imparato dagli sbagli del passato (trade Melo prima, tutto il potere nelle mani di Phil Jackson poi), si potrà finalmente costruire con calma un gruppo in grado di dare soddisfazioni negli anni a venire.
Lo snodo principale sarà probabilmente la decisione se puntare o meno su Porzingis come perno principale della ricostruzione, al momento le alternative alla giovane ala lituana sono poche ed i Knicks sono costretti a fare buon viso a cattivo gioco, come hanno fatto intendere nelle prime dichiarazioni post-season. Porzingis è chiamato a diventare il leader del nuovo corso di New York, la prossima stagione ci dirà se sarà in grado di portare a termine il compito.