
Prima del Mondiale però c’è Milano. Un inseguimento reciproco lungo due anni. «Sì, le parole del presidente Proli sono uno stimolo importante. Penso di essere arrivato a questa grande sfida nel momento giusto della mia carriera. L’incastro è stato favorevole anche grazie a Simone Pianigiani, il coach mi aveva nel radar da quando sono tornato dagli Stati Uniti. Sono stati molto chiari con me e io mi fido delle loro parole. Dovrò guadagnarmi tutto sul campo, giusto così, io il mio spazio me lo sono sempre ritagliato così, senza corsie preferenziali».
Minutaggio
«Lo so, lo capisco e non è un problema. 130 minuti che avevo in campionato ed Eurocup fanno parte del passato. Anche questa diventa una sfida intrigante: sarà il campo a decretare quanto valgo».
Pianigiani
«Al coach è sempre piaciuto il mio ruolo un po’ fuori dalle righe. Quando entro in campo posso cambiare ritmo. Simone mi ha detto di essere sempre me stesso, di non farmi condizionare dagli avversari e di non guardare in faccia a nessuno quando c’è da combattere. Faccia tosta, insomma».
Eurolega
«La rincorro da quando sono tornato in Italia, è sempre stato un mio obiettivo e finalmente l’ho raggiunto. Sfidare gente come Spanoulis, Shved e tanti altri era quello che cercavo. Giocarla poi con l’unica squadra italiana presente è ancora più stimolante. Peraltro mi aggrego a un grande gruppo che è un mix tra giocatori esperti e giovani, tipo Gudaitis e Tarczewski, che hanno voglia di sfondare come me. Milano ha ancora tanta fame, sono nel posto giusto». Si sente pronto per l’Eurolega? «A livello di fisicità mi manca ancora qualcosa, ma è un lavoro che ho cominciato da tempo e che in Eurocup ha dato riscontri importanti. Ora si sale ancora: siamo al top. Ovvio che debba continuare a lavorare in questo senso».
Foto: Alessia Doniselli / Superbasket