Patrick Comninos, Ceo di Basketball Champions League, quanto è importante per Fiba il ritorno della Virtus in una delle sue competizioni?: “Molto importante. Tutti sappiamo che Bologna è una “Basket City”, probabilmente quella con più passione per la pallacanestro in Europa. Per noi è un piacere avere nuovamente la Virtus in una competizione Fiba, è un club che in passato si è spesso distinto in queste sfide.”
Quanto è contato, per assegnarle la wild card, che Virtus abbia nuovamente una proprietà solida e ambiziosa?: “Il campionato e i club italiani sono fra i migliori d’Europa, abbiamo un ottimo rapporto con Lega e Federazione con le quali abbiamo collaborato fin dal primo giorno della Basketball Champions League. Bologna ha una proprietà con una visione a lungo termine, è un club e una città importante, con un management serio, una bel palasport e grandi tifosi. Noi privilegiamo sempre il merito sportivo, ma abbiamo deciso che, solo per quest’anno, se non ce l’avesse fatta sul campo ci sarebbe stata eccezionalmente una delle due wild card a disposizione. In futuro speriamo che le prestazioni sul campo siano migliori in modo che la Virtus possa qualificarsi per meriti sportivi.”
Fiba premia i risultati del campo, mentre Eurolega ha il sistema della licenze. Quest’anno avete fatto un’eccezione con il Bamberg, assegnando ai tedeschi una licenza di 5 anni per la Champions League?: “Non si tratta di una licenza, ma di un accordo di collaborazione di cinque anni. Se loro finiranno ai primi cinque posti del campionato tedesco in questo periodo saranno ammessi alla Champions League.”
Lei è venuto al PalaDozza nel corso della scorsa stagione. Che impressione ha avuto?: “C’ero per la partita contro Milano. Si tratta di un palasport molto conosciuto, l’atmosfera è entusiasmante e l’impatto cromatico bianco e nero dei tifosi molto bello. A Bologna, gli spettatori conoscono la pallacanestro e sono competenti. Non è sempre così, spesso nei palasport ci sono tifosi di calcio che vanno a vedere il basket.”
Il merito sportivo resta quindi il valore fondamentale per la Fiba?: “È il cuore di tutto, il modo in cui vogliamo promuovere e valorizzare i campionati. Finire quinti è meglio che finire settimi, ad esempio. Per poter programmare il futuro, i club devono sapere che se hanno buoni risultati saranno ricompensati, n grosso problema del basket europeo, con l’eccezione delle 11 squadre con licenze pluriennali in Eurolega, è la mancanza di certezze. I club non sanno cosa succede, allora va stabilito un sistema nel quale siano consci che se giocano bene saranno in Europa. In questo modo i campionati diventano migliori e i club possono trovare investitori.”
Quali sono gli obiettivi della Basketball Champions League?: “Non dobbiamo dimenticare che abbiamo solo due anni. Qualche volta ci trattano come se fossimo più vecchi perché in questi due anni sono successe molte cose, ma siamo giovani e vogliamo continuare a crescere. Quest’anno abbiamo raggiunto 1,5 milioni di follower su Facebook. Ma la crescita è anche a livello qualitativo. Avremo squadre che giocavano in Eurolega o in Eurocup e hanno deciso di cambiare come Bamberg, Hapoel Gerusalemme e Lietkabelis. Molti stanno vedendo la Champions League come una seria alternativa che offre stabilità, crescita e promozione.”
L’ultima Final Four ad Atene, con quasi 20 mila spettatori alle partite, è stato un grande successo: “Siamo stati fortunati ad avere la possibilità di disputarle a Oaka, un’arena che ha ospitato campionati del mondo, europei e Final Four di Eurolega. Non dobbiamo dimenticare che le nostre Final Four si disputano in casa di una delle quattro partecipanti. Quindi è sorta questa opportunità quando l’Aek si è qualificato. Abbiamo investito tante risorse per allestire un grande evento e tutti quelli che vi hanno partecipato o lo hanno visto in televisione sono rimasti impressionati dal livello di organizzazione. Ci ha fatto piacere e crea grandi aspettative per il futuro.”
Per finire, ci sono novità sul piano dei rapporti con l’Eurolega?: “C’è poco da dire, siamo due organizzazioni con filosofie differenti. Tutti tentano di proteggere e promuovere le proprie competizioni da diversi punti di partenza. Per noi il merito sportivo è fondamentale, per loro lo sono il valore del “brand” del club e la sua storia. Il problema è il tipo di impatto che questo ha sui campionati, sulle nazionali e sulla crescita del gioco. Cosa è meglio per il basket e la sua promozione? La pallacanestro in Europa non è giocata da 11 club, ma da centinaia.”