In Europa come negli Stati Uniti, i tifosi e gli addetti ai lavori si interrogano sull’impatto che Luka Dončić potrà avere sull’NBA. Sarà il nuovo Dražen Petrović e magari pure meglio, o uno dei tanti giocatori europei che sono passati per il campionato più bello del mondo senza lasciare un segno profondo? Charles Barkley è stato estremamente critico, mettendo in dubbio il valore del basket europeo: “Non ho fiducia nelle competizioni straniere. Certo, non ce l’ho con gli atleti europei, è solo che non so quale possa essere il livello di una competizione che premia come MVP un ragazzo di 18 anni. Il livello deve far schifo, perché nessuno dovrebbe dominare degli adulti a 18 anni”. Facile obiezione a Barkley potrebbe essere che quella competizione “schifosa” (lui ha usato un termine più colorito, “shitty”) ha prodotto una squadra che ha vinto il Campionato Mondiale nel 2006, i Campionati Europei nel 2009, 2011 e 2015 e che nel nuovo millennio ha mandato in NBA una quindicina di atleti…e parliamo del campionato spagnolo ma potremmo allargare il ragionamento, visto che Luka si è guadagnato il premio di MVP dell’Eurolega ed il “primo quintetto” della rassegna di Eurobasket: forse Barkley non era informato anche di questo? Nel primo quintetto di Eurobasket 2017 oltre a Luka e ad Aleksej Shved c’erano anche altri tre atleti che al momento sono sotto contratto in squadre NBA (Goran Dragić, Bogdan Bogdanović e Pau Gasol), per Barkley sono scarsi pure loro? Ed altri atleti che, pur rimanendo esclusi dal “Top Five” di Eurobasket in NBA ci stanno tranquillamente, come Lauri Markkanen, Ricky Rubio, Marc Gasol, Dennis Schröder, Marco Belinelli e Kristaps Porziņģis. Ma si sa che i commentatori a stelle e strisce e Barkley in particolar modo non appena mettono piede fuori dai confini americani spesso inciampano nelle lacune di una visione del basket piuttosto limitata…
Se da una parte c’è chi nutre forti dubbi sulle reali possibilità di Dončić di poter un giorno dominare l’NBA come ha fatto in Europa, dall’altra c’è chi è convinto – forse troppo convinto – che Luka sia un “game-changing player e addirittura un “franchise-changing player”. Mark Cuban, proprietario dei Dallas Mavericks, si è espresso in questi termini senza probabilmente rendersi conto che le sue parole si traducono in un macigno sulle spalle del diciannovenne da Lubiana. “Era in cima alla nostra lista – ha detto Cuban – gli altri erano dietro, distanti. La nostra idea è che se pensi di aver accesso ad un atleta che ti può far vincere e che può cambiare le sorti della tua squadra, non ti preoccupi di nulla ma lo vuoi e fai di tutto per prenderlo”.
E allora Dončić è l’MVP di un basket inferiore, o il prossimo LeBron James? Perché alla fine lo “spettro di giudizio” che lo riguarda, dalle opinioni di Barkley a quelle di Cuban è così ampio da lasciare qualche dubbio in un senso o nell’altro. Di sicuro non è né quello che pensa Barkley, né (ancora) quello che prevede Cuban. Dovrà migliorare esplosività e reattività (in un altro momento di involontario sprezzo per ciò che non è NBA, il proprietario dei Mavs ha dichiarato “Luka non ha mai lavorato seriamente sulla parte atletica”), ma ad ogni occhio con un minimo di esperienza nel mondo del basket è più che evidente che il ragazzo di Lubiana sia nato per giocare a basket e che goda di un talento unico sia sotto l’aspetto tecnico che nell’interpretazione del gioco.
Sebbene la pressione sulle spalle del campione sloveno sia estrema, lui ha dimostrato di saperla gestire con una forza d’animo inaspettata. Il sorriso di Luka a volte potrà sembrare un po’ forzato, ma illuminerà l’NBA, ne siamo certi.