Sembrava potesse Ettore Messina, a lungo sulla lista dei papabili a Charlotte, il primo allenatore europeo ad allenare una franchigia Nba, invece è stata un’ altra prima volta per Igor Kokoskov, già il più precoce degli “assistant coach” nati nel vecchio continente ad essere ingaggiato dai professionisti americani ed ora ufficialmente capo allenatore dei Phoenix Suns. Nel lontano 2000 aveva tracciato la via ora intrapresa anche da Scariolo, Jordi Ferndanez e Katsikaris facendo il vice ai Clippers ed ora è pronto a guidare una squadra in piena ricostruzione, ma con talento in abbondanza. “In verità non mi sento un allenatore europeo, sono un allenatore NBA!”, queste le prime parole di Kokoskov, che dopo 18 anni a fare l’assistente ed aver cambiato 6 franchigie si sente pronto per il grande salto. Il serbo eredita una squadra reduce da un record di 21 vinte e 61 perse, il peggiore della Lega ed il secondo peggiore della storia della franchigia e che non partecipa ai playoff da 8 stagioni, ma è pronta a far fruttare il talento acerbo dei vari Booker, Jackson, Chriss, Bender e soprattutto Ayton, prima scelta del draft di quest’anno. Il prodotto di Arizona University è stato preferito alla scelta romantica di Luka Doncic, mvp del campionato Europeo 2017, nel quale la Slovenia di Kokoskov ha dato spettacolo conquistando il titolo e gli apprezzamenti di tutto il pianeta. Quella manifestazione è stata la definitiva consacrazione di un tecnico che aveva già una reputazione negli States, ma che ha dimostrato di poter essere un vincente ad alti livelli. “Ho avuto la fortuna di fare 5 anni a Phoenix e di vivere l’annata del 2010 culminata con la finale di Conference persa dai Suns di Gentry e Steve Nash per 4-2 contro i Los Angeles Lakers. Per la famiglia Kokoskov Phoenix è come una casa ed anche un punto di partenza”. L’allenatore serbo non si riferisce solo al lato sportivo, ma anche alla cerimonia presso il Talking Stick Resort Arena di Phoenix, con la quale è diventato ufficialmente cittadino degli Stati Uniti. Ma Kokoskov sa che nonostante quasi un ventennio di gavetta ed il passaporto americano, avrà per sempre appiccicata addosso l’etichetta di allenatore straniero. “Alla fine ciò che conta è vincere, che tu sia un allenatore americano o straniero ed è solo vincendo che puoi dimostrare di essere all’altezza di allenare”. E sono proprio di vittorie che hanno bisogno in Arizona, da troppo tempo confinati nell’inferno della lega. Ma noi scommettiamo che se c’è uomo che potrà far diventare un gruppo vero una squadra di talenti inespressi e mal assembrati , quello è proprio Igor Kokoskov da Brenatski Bestovac, Serbia.