L’occasione è quella del riscatto dopo la stagione vissuta a Trento. Qualche infortunio, la sensazione di non aver sfruttato fino in fondo l’opportunità di giocarsi le carte nel massimo campionato italiano e lo scorso anno il ritorno in serie A2, dove Jamarr Sanders ha guidato la Novi Più Casale fino alla finale promozione persa contro l’Alma. Quello che Trieste gli ha tolto a giugno, lo ha restituito con gli interessi ad agosto. E quando Jamarr ha saputo che coach Dalmasson lo aveva scelto per dare solidità al pacchetto degli esterni ha risposto con entusiasmo.«L’impressione che ho avuto affrontando Trieste in finale – racconta la guardia americana – è stata quella di affrontare un’avversaria capace di divertirsi sul campocon tutti i giocatori coinvolti da un gioco che a turno rendeva ognuno protagonista. È un po’ la mia filosofia, il mio modo di intendere la pallacanestro. Credo al lavoro di squadra: con i solisti puoi vincere la singola partita ma alla lunga troppo individualismo non paga».Un concetto che si rispecchia nelle parole degli allenatori che lo hanno allenato nel corso delle ultime stagioni. Sanders può portar palla, giostrare da guardia o ala piccola ma, al di là del ruolo, è un giocatore che ha grande piacere a passare la palla e a creare vantaggi per i compagni di squadra. Ci saranno partite in cui, nel tabellino finale, leggerete più assist che punti segnati. E questo non perché Jamarr non abbia punti nelle mani o la capacità di andare a canestro ma proprio per questo suo modo di interpretare la pallacanestro. Una mentalità da play che sarà molto utile in una squadra nelle quali non mancheranno i finalizzatori.«Mi piace giocare per i compagni – conferma Sanders – e credo che a Trieste si possa fare un buon lavoro. Cosa penso della squadra? Abbiamo appena iniziato per cui ci vuole un po’ di tempo per conoscerci ma da quanto vedo mi sembra che i presupposti siano buoni».La realtà triestina Jamarr Sanders l’ha conosciuta già prima di arrivare grazie alle parole di Alessandro Cittadini. Compagni di squadra a Veroli, si ritrovano dopo qualche anno in biancorosso. «Cosa mi ha detto Citta? Fondamentalmente che qui si lavora tanto. Ma è un aspetto che, davvero, non mi spaventa. La serie A1 è un campionato molto diverso da quello che abbiamo giocato lo scorso anno e una buona preparazione è fondamentale per essere competitivi».Cosa può dire Sanders ai compagni di squadra che la massima serie non l’hanno ancora assaggiata? «Di impegnarsi al massimo e dare tutto in ogni partita perché il campionato che ci aspetta è durissmo e non fa sconti a nessuno. Lavorare duramente, giorno dopo giorno, deve essere la base per farci trovare pronti contro avversarie che non ci regaleranno nulla».
Williams Ralph Mosley jr., ala-centro di 201 centimetri da Shreveport (Louisiana) classe ‘89, racchiude nel sorriso a 32 denti tutto l’entusiasmo per un’occasione unica capitata nell’estate triestina: giocare in serie A dopo la stagione a Legnano (in serie A2 ndr.), un salto triplo professionale che diventa un’opportunità da vivere con il massimo impegno. Queste le cifre dello scorso anno che hanno convinto l’Alma a metterlo sotto contratto, affiancandolo a Justin Knox: 11 punti a partita, 63% al tiro da due punti (diverse schiacciate nella statistica ndr.), 58% ai tiri liberi, quasi 10 rimbalzi e 1.5 stoppate. Le prime parole da giocatore nel giorno del “Media-Day”: “il primo pensiero va a quello che potrà essere la chimica del gruppo, vivere positivamente fuori dal campo è fondamentale per ottenere buoni risultati. Per quanto concerne la città di Trieste, non ho ancora avuto modo di conoscerla ma quanto prima voglio colmare questa lacuna.” Il suo ruolo al “piano superiore” inevitabilmente sarà quello di sfruttare la verticalità e l’atletismo per difendere sui numeri “4” avversari, potendo dare una grossa mano sotto le plance a rimbalzo. In serie A però le caratteristiche di Mosley potrebbero non bastare per reggere l’urto di pari ruolo, anche molto tecnici. Il giocatore sembra avere le idee molto chiare sull’aspetto su cui basare la propria fatica futura: “il lavoro duro è alla base di tutto, devo crescere in fisicità per affrontare giocatori di stazza in un campionato molto tosto. In generale però la continuità e la concentrazione nel lavoro giornaliero in palestra saranno la retta via per colmare eventuali gap tecnici.” Nell’immaginario collettivo William Mosley è il naturale sostituto di due spettacolari protagonisti delle annate passate come Jordan Parks e Javonte Green; ovviamente non parliamo di ruolo nello scacchiere tattico, bensì nella potenzialità di stupire con giocate ad alta quota: “so perfettamente che sostituire due giocatori del genere è una grande responsabilità, ma non mi tiro indietro e non vedo l’ora di dimostrare a tutti i nostri tifosi le mie capacità atletiche.”
Fonte: Il Piccolo