La ricostruzione “soft” dei Dallas Mavericks (dopo la vittoria del titolo NBA nel 2011, quattro eliminazioni al primo turno e 3 non qualificazioni ai playoff, le ultime 2 consecutive) sembra proprio stia per giungere al termine. Il GM Donnie Nelson grazie ad una proprietà solida e alla presenza di un coach di grande esperienza come Rick Carlisle (che sta per iniziare la sua undicesima stagione in panchina con i Mavs) non ha smembrato la squadra quando il ciclo vincente era palesemente finito e ha operato una transizione tra la vecchia e la nuova squadra, tenendo alcuni storici veterani (Dirk Nowitzki, Wesley Matthews, Jose Juan Barea, Devin Harris), piazzando un paio di colpi eclatanti nella free agency (Harrison Barnes 2 anni fa e quest’anno il “figliol prodigo” DeAndre Jordan). Hanno scelto due volte in alto ma in 2 anni consecutivi hanno costruito il backcourt più futuribile della NBA con Dennis Smith jr. e Luka Doncic. Il primo è reduce da una stagione da rookie da 15 punti di media con 5 assist. Carlisle gli ha dato le chiavi della squadra e la selezione di tiro per ora rimane un problema. Siamo di fronte alla guardia più atletica della NBA con margini di crescita pressochè illimitati. Di contro dall’Europa è arrivato Doncic, MVP di Eurolega, giocatore con le stimmate del campione, accompagnato da dubbi su difesa e atletismo ma da certezze legate a visione di gioco e capacità realizzative che dovrebbero farsi sentire anche in NBA. Due play guardia intercambiabili su cui mi sembra diffile non scommettere. Per giunta i Mavs avranno il cap virtualmente vuoto nel 2019, così da poter attaccare il mercato dei free agent in maniera decisa: impressione è che in Texas si siano fatte decisamente le cose per bene. Difficile pronosticare i playoff quest’anno ma la squadra sembra ben costruita e già pronta per fare bene.