Un ritorno inatteso, soprattutto dopo il voltafaccia della scorsa estate, ma i rapporti “veri” riescono a superare qualsiasi contrasto.
Un anno fa, dopo aver sottoscritto un contratto biennale successivo alla vittoria dello scudetto, Julyan Stone rimase negli Stati Uniti, segnato anche dalle condizioni critiche del padre, firmando un accordo di due anni con Charlotte, ma rimanendo sempre in orbita Venezia, pronta a richiamarlo qualora si fosse interrotto il suo legame con l’Nba.
Walter De Raffaele aveva posto Stone al centro del progetto di Venezia post scudetto e non ci ha pensato due volte a richiamare il jolly di Alexandria quando si sono profilate le condizioni del suo terzo arrivo in laguna.
E la fiducia dell’Umana nelle qualità di Julyan Stone si è vista nella proposta di un contratto biennale con opzione sulla terza stagione.
Stone, è come un nuovo ritorno a casa?: “Sì. Provo le stesse sensazioni avvertite un anno e mezzo fa quando sono arrivato a fine febbraio e vinsi lo scudetto. Ho grandi motivazioni, “sento” mia questa società, è una piazza fantastica.”
Dopo la frattura di un anno fa, era ipotizzabile il terzo arrivo alla Reyer?: “Se mi avessero posto questa domanda dodici mesi fa, avrei risposto che non lo ritenevo possibile perché si erano create condizioni molto difficili. È stato un periodo molto complicato per me e anche per mio padre. Il rapporto con la Reyer non è però mai venuto meno. L’amore e la passione per l’ambiente, per la società e per i tifosi, per la città è sempre rimasto immutato. Durante la stagione ho avuto modo di riflettere, di parlare con mio padre, di ripensare a quanto era accaduto, mi sono ritrovato con me stesso e la voglia di ritornare a Venezia c’è sempre stata.”
Quale è stato il motivo principale che ha portato al ritorno all’Umana?: “Non è mai mancato il rispetto con la Reyer. Sono sempre stato in contatto tramite messaggi con il presidente Casarin, con De Raffaele e con Haynes. Ho sempre tenuto i rapporti con il club perché tutti sanno che, quando sono stato alla Reyer, ho sempre dato il massimo di me stesso, in campo e fuori. Si era creata un anno fa una brutta situazione, però ho sempre avvertito la fiducia della Reyer. Ho sempre saputo di essere importante per questa società, come del resto la Reyer è sempre stata importante per me. Per questi motivi non sono stato sorpreso della proposta di Venezia.”
Stone ha sempre avuto un rapporto speciale con i tifosi, sono pochi quelli che non l’hanno dimenticata nonostante quanto successo un anno fa. Come mai?: “Credo che venga apprezzato il mio modo di giocare. Metto sempre grande voglia, grande energia, grande cuore in campo. I tifosi della Reyer sono i migliori del mondo, i più belli che ho trovato tra tutti i posti in cui ho giocato. Questo affetto che avverto attorno a me ha reso ancora più semplice ritornare a Venezia.”
Con Stone la Reyer ha vinto uno scudetto, senza Stone è arrivata la Fiba Europe Cup, e adesso?: “Il mio desiderio è di riprovare a conquistare un altro titolo italiano. La vittoria di Milano nell’ultima edizione deve darci ulteriori motivazioni per dare ancora di più. L’obiettivo è andare più avanti possibile e, più avanti andremo, più ci avvicineremo a un grande traguardo. Sarà fondamentale farci trovare pronti quando saranno in palio titoli e trofei.”
Ha ritrovato solo tre ex compagni: Bramos, Tonut e Haynes. Che Reyer sarà?: “Questa è una squadra che presenta tanti giocatori altruisti, che pensano prima alla squadra che a se stessi. Una caratteristica, l’altruismo, che non puoi allenare: o la possiedi dentro di te oppure non ce l’hai. Forse non avremo la squadra con maggior talento del campionato, ma utilizzeremo le nostre armi per raggiungere i successi.”
Intanto, dopo il ritiro di Tomas Ress, è Marquez Haynes il nuovo capitano della Reyer con Michael Bramos vice.
Fonte: La Gazzetta dello Sport