La voglia di Blakes, la corsa di Udanoh, l’entusiasmo di Coach Pashutin per ogni proposta.
Oscar Pedretti cura i muscoli, la preparazione e la tenuta dei giocatori della Red October e, nel precampionato, è una delle figure centrali dello staff. Anche nel fare gruppo.
Perché c’è una stagione lunga da preparare, con l’eventualità di un raddoppio se Cantù riuscirà a superare le qualificazioni di Champions e inserirsi così nel girone a otto squadre.
A che punto è Cantù?: “Direi a un buon punto, si lavora anche di prospettiva, tenendo conto degli impegni. E in questo momento l’obiettivo sono le incombenti qualificazioni di Champions.”
Sorpreso, ma non troppo, dalla condizione dei giocatori al loro ritrovo in palestra, a Pedretti sono stati immediatamente affidati, via via che arrivavano, tutti gli atleti tesserati dalla società.
“Tutti hanno lavorato prima del loro arrivo a Cantù. Ci sono alcuni atleti quasi maniacali, altri incredibilmente predisposti al lavoro, si nota negli americani una cultura evidentemente appresa al college.”
“Calhoun è un manuale di pesistica, per esempio. Con gli attrezzi sa fare tutto. Udanoh ha il 6,5% di massa grassa, è vegano ed è un talento nella corsa, ha una grande tecnica come ha dimostrato in ritiro a Chiavenna. Blakes ha invece una grande e positiva rabbia interiore. Tassone e Parrillo avevano un piano personalizzato, è stato più facile seguire il loro avvio di stagione. Il più in forma? No, questo non lo dico, non è mia abitudine fare paragoni: ogni atleta è paragonabile solo a se stesso e si può confrontare solo con le sue caratteristiche.”
Si lavora quindi per essere pronti per le qualificazioni di Champions, il 20 settembre, e non solo:
“La preparazione non ha avuto modifiche sostanziali, se non il fatto che si sia dovuti partire con qualche giorno di anticipo. Chiaramente, in caso di qualificazione, i ritmi saranno veri, perché con la Coppa gli allenamenti veri diminuiscono drasticamente. Bisogna saperci convivere.”
Fondamentale in questa fase, per il preparatore fisico – non atletico, differenza sottile ma sostanziale – è stato il ritiro a Chiavenna:
“Gli americani hanno apprezzato questa fase della preparazione, tra montagne e cascate, ha spezzato la monotonia della palestra. E alla fine hanno fatto tutti la foto con il proprietario dell’albergo, non è un fatto scontato. Ci siamo allenati bene e il gruppo si è sicuramente cementato, anche nelle occasioni di libertà.”
E, in una squadra che nasce, la collaborazione nello staff è fondamentale:
“Pashutin è un grande tecnico ed è una persona molto disponibile, interessato non solo alla parte tecnica ma anche a quella più legata al mio lavoro, come le risposte date dal cardio frequenzimetro. Io poi mi sono permesso di proporre alcune variazioni sul tema, magari come premio o per alleggerire la pressione: una partita di pallanuoto in piscina, una di calcio e una di football… Il coach ha detto ok.”
Fonte: La Provincia