Il 9 dicembre 1998 sugli schermi Tele + , andava in onda la partita tra Duke e Florida e l’attenzione di noi appassionati di college basket era tutta rivolta ai Blue Devils, favoritissimi per il titolo NCAA per la presenza di Elton Brand, Trajan Langdon, William Avery, Shane Battier e di Corey Maggette. Il loro avversario era Florida, giovanissima e ambiziosa squadra che si affacciava al grande pubblico con tanti freshman talentuosi.
La partita fu molto divertente, ma alla fine Avery insaccò sette triple, Brand segnò 16 punti nell’area pitturata, Battier si distinse per la completezza tecnica, Maggette fece impazzire i “Cameron Crazies” con le sue acrobazie sopra il ferro e i Devils vinsero con un perentorio 116-86.
Nulla poterono i ragazzi di Billy Donovan, Mike Miller segnò alcuni canestri d’autore, ma chi sorprese tutti fu il centro di Florida, anche lui freshman e capace di dare più di un grattacapo al quotatissimo Brand, che sarebbe stato prima scelta assoluta al termine di quella stagione.
Quel centro era Udonis Haslem (19 punti al termine dell’incontro), all’epoca corpulento e sottodimensionato giocatore d’area, ma punto di riferimento in post della squadra di Gainsville. La carriera di Haslem al college fu decisamente di alto livello, distinguendosi per la forza a rimbalzo e contribuendo in maniera decisiva per la qualificazione alla Finale NCAA del 2000, finale poi persa contro gli Spartans di Tom Izzo e Mateen Cleaves.
Al Draft del 2002 nessuna squadra ritenne un centro di due metri meritevole di una chiamata, così Udonis decise di varcare l’Atlantico e accasarsi a Chalon-sur-Saône. Quella stagione passata in terra francese fu determinante per la sua carriera: lavorò sul fisico, perdendo i chili in eccesso e guadagnando in agilità e rapidità; grazie alle maggiori responsabilità in attacco, iniziò ad ampliare il suo repertorio offensivo.
Dopo 12 mesi, Udonis si ripresentò in America e gli amici di Miami faticarono a riconoscerlo per l’incredibile trasformazione. Proprio a Miami iniziò la sua carriera “pro”: gli Heat, impressionati dal provino e dalla ferrea volontà dimostrata nell’opera di “rimodellamento” del fisico, decisero di scommettere su quel giovane volenteroso.
I dubbi iniziali sono stati spazzati via dalla work ethic, dalla disponibilità a lottare in difesa e a rimbalzo, dalla capacità di segnare quel tiro dalla media che tanto importanza rivestiva nell’attacco Heat.
E’ notizia di pochi giorni fa che Haslem e il management degli Heat si sono accordati per un nuovo contratto. Il rendimento offerto sul parquet non è più quello dei tempi d’oro, ma Pat Riley ed Erik Spoelstra sono stati ben contenti di prolungare di altri dodici mesi la carriera di Udonis, troppo importante nello spogliatoio come punto di riferimento per i tanti giovani.
Sono passati 15 anni dal primo training camp con gli Heat, si sono alternati tanti campioni – Shaquille O’Neal, Dwyane Wade, Alonzo Mourning, LeBron James, Chris Bosh- ma Udonis è rimasto un punto fermo della franchigia della Florida, rappresentando la spalla ideale delle stelle e costituendo il legame tra la squadra campione del 2006 e quella dei “Tre Amigos” del 2012 e 2013. Una carriera fantastica, sugellata dalla conquista della leadership nella graduatoria “all time” dei rimbalzisti in maglia Heat.
Non male per un giocatore “undrafted”, talmente sottovalutato da dover emigrare in Europa per continuare a sognare una carriera da professionista.