Il presidente è carico, lo dimostra nella sua ormai consueta visita a Tuttosport, accompagnato dall’amministratore delegato Massimo Feira.
Il motivo non è soltanto la Fiat allestita o per l’approssimarsi della Supercoppa italiana alla quale Torino s’è qualificata attraverso la conquista della Coppa ltalia 2018.
Il motivo ha un nome e cognome: Larry Brown.
Antonio Forni, le sue impressioni alla vigilia della stagione? Il motivo del suo sorriso?: “Abbiamo lavorato al meglio, nonostante i tanti intoppi fisici e non. Larry Brown mi ha davvero entusiasmato. Non è soltanto un coach straordinario, ma un uomo unico. Ha una passione sfrenata per il baskete la vita e sa trasmetterla. Il giorno dell’amichevole con il Darussafaka era in sede alle 8.30, ha svolto riunioni, allenato, girato intervista con Eurolega, che per la prima volta inserisce una squadra di Eurocup nel suo documentario prestagionale. Alla sera dopo la partita noi eravamo stanchissimi e lui, a 78 anni compiuti da pochi giorni, era il più vispo di tutti. Credo trovi l’energia in ciò che ama e fa, ma è anche questione genetica, ne sono certo. L’abbiamo ingaggiato per le sue qualità, ma abbiamo verificato che è stata anche un ottimo investimento in termini di marketing, comunicazione. Del suo arrivo se n’è parlato in tutto il mondo che ama il basket e pensare che quando Francesco ha spinto per il suo ingaggio, io non ero così convinto. Brown è una rivelazione quotidiana, allena con grande applicazione, corregge tutti, ci farà crescere come società e farà maturare i nostri giocatori.”
Definisca la stagione alle porte per la Fiat?: “Quella del consolidamento. Certo, tutti vorremmo raggiungere i playoff mai conquistati, ma nel frattempo stiamo crescendo come società. Abbiamo lanciato un nuovo settore giovanile diretto e coinvolto già 12 società della collina, l’altro giorno. Abbiamo un grande sponsor come Fiat che ha sposato il progetto, partner notevoli, un nuovo sponsor tecnico che è simbolo dell’industria torinese come Kappa. Stiamo entrando in una nova casa, più grande e accogliente. Saremo pronti perii 10 ottobre, il nostro debutto al PalaVela.”
Parliamo della nuova casa: “Per questa stagione la capienza varierà tra i 4.600 e i 6.300 posti, al Ruffini eravamo al limite e spesso oltre. Sarebbero servite anche alcune migliorie. Abbiamo deciso di anticipare il passo. E in futuro potremmo immaginare un pieno utilizzo dell’impianto, sogno anche una palestra per gli allenamenti e le partite, magari, delle giovanili, nell’area adiacente. Sarà una casa per le famiglie, gli appassionati e anche gli sponsor, certo. E per avere il pubblico più vicino, per vivere e far vivere l’emozione del nostro sport abbiamo preferito allestire una tribuna per i nostri super tifosi, a prezzi popolari, mentre avremmo potuto guadagnare molto di più con una platea. Potremmo aver rinunciato a fine stagione a introiti pari a quelli di uno sponsor. Ma ne vale la pena. Questa è la squadra della città di Torino. Siamo arrivati sei anni fa e l’abbiamo fatta crescere.”
A proposito di squadra per la città, è circolata la voce di un avvicinamento con la Juventus. Esiste l’interesse, davvero?: “Non deve chiederlo a noi. Vogliamo restare la squadra di tutti, che unisce davanti al parquet anche le tifoserie opposte del calcio, che porta all’arena anche gli appassionati di altri sport.”
Interviene l’a.d. Feira:
“Le polisportive operano anche nel basket, con modalità diverse. In Spagna squadre di calcio e basket, ma non solo, sono della stessa società, in Grecia sono club diversi come gestione, ma con il medesimo marchio. Il Bayem Monaco invece, per citare un altro esempio, ha una partecipazione forte nella squadra di basket Insomma, collaborare per un prodotto più visibile, diffuso ci sta, noi comunque vogliamo essere la squadra di tutti, è un valore che va difeso.”
I critici sostengono che dieci tesseramenti stranieri prima dell’avvio di stagione siano tanti. Alcuni motivi sono evidenti. Altri?: “Già abbiamo avuto problemi che avremmo preferito evitare, come quello di Tra Holder. Royce White è stato un rischio calcolato. Devo dire che avendolo sentito parlare e letto sue dichiarazioni, è una persona di grande intelligenza e un giocatore di talento super. Poi tra le sue fragilità, la natura della sfida oltreoceano ha prevalso. E’ stata una scelta di Brown, come tutte, che era convinto venisse. E a quel prezzo sarebbe stato un affarone. Ma quest’anno abbiamo sempre trovato soluzioni migliorative all’esistente, siamo stati reattivi. Anche nel caso di Morris che aveva la clausola Nba e l’ha esercitata. Alcuni giocatori che abbiamo visto partire come Washington, hanno avuto offerte migliori, ma abbiamo ripreso Jamil Wilson e sono contento.”
Una vera sorpresa è stato Victor Rudd, giocatore di livello Eurolega: “L’ha voluto coach Brown anche per avere allenamenti più intensi, potete vederli tutti, lui non molla mai. E abbiamo due appuntamenti, la Serie A e l’Eurocup. Purtroppo non abbiamo ancora certezze sul rientro di Okeke. Per noi non parte nessuno. Stojanovic? E’ un nostro investimento triennale, vogliamo che cresca con Brown. La verità è che il regolamento è limitante. Tra i professionisti devono giocare imigliori e se ci sono pochi italiani allora uno straniero in più deve restare fuori? Dal livello più alto di gioco ne trarrebbe vantaggio anche l’italiano in campo. Di fatto abbiamo 13 giocatori, come Venezia. Si possono scegliere diverse soluzioni.”
Fonte: Tuttosport