Domenica pomeriggio, a Campobasso, ha avuto un ulteriore riconoscimento di spessore. Nello scenario del teatro ‘Savoia’, infatti, il coach venafrano Andrea Capobianco è stato insignito di un premio speciale nell’ambito della manifestazione ‘Italians in the world’, rassegna organizzata dall’associazione omonima (lo scorso anno era stata ospitata a Napoli al Maschio Angioino) con il patrocinio dell’assessorato alla cultura e al turismo della Regione Molise. Il tutto, tra l’altro, in un evento che, al suo interno, ha dato spazio ad un aspetto umanitario di non poco conto: una raccolta fondi cioè a favore del centro aiuti per l’Etiopia.
«Un’emozione unica – ha riconosciuto lo stesso commissario tecnico azzurro – soprattutto perché figlia di un evento in cui ad emergere sono stati i valori della vita e della cultura».
Sul palco, infatti, sono saliti anche professori universitari, artisti e cantanti lirici che tengono alta l’immagine dell’Italia (e nel caso specifico anche del Molise) al di fuori dei confini.
«Un riconoscimento che spazia a 360 gradi – ha aggiunto – e che rinforza quella che è sempre stata una mia convinzione. Lo sport, in sé, non è il semplice momento agonistico al centro delle cronache, ma è anche – e soprattutto – cultura ed un mezzo importante di linguaggio, perché il codice alla base delle discipline è universale e abbatte ogni barriera, come fanno del resto l’arte e la cultura in genere. E di questo, giorno dopo giorno, mi fa piacere si prenda sempre più consapevolezza».
Quella stessa coscienza (e conoscenza) alla base delle riflessioni del tecnico venafrano, che usa un riferimento molto intenso per designare un modus vivendi che dal parquet si può ben trasferire nella vita di tutti i giorni.
«Così come quelli dei genitori nei confronti dei figli, gli occhi di un allenatore devono essere pronti ad intercettare i bisogni dei propri giocatori ed è questa una capacità che occorre sviluppare giorno dopo giorno. Alle volte un trainer può essere drastico per far emergere alcune decisioni, ma lo fa sempre in funzione di un percorso più ampio sempre guardando al bene del ragazzo e del gruppo di cui fa parte».
Un bene che – nella declinazione della cerimonia campobassana – è stato anche momento di solidarietà verso i popoli etiopici.
«E senz’altro quest’aspetto ha reso più ricca la serata perché il dare, in un’epoca in cui gli essere umani spesso ricevono tanto, è un valore necessariamente da riscoprire».
Da scoprire, invece, per Capobianco ci sono ora le emozioni dei Giochi olimpici giovani a Buenos Aires. Il via all’operazione Argentina ci sarà in giornata dall’aeroporto di Fiumicino e – nella borsa e nella mente del coach venafrano – ‘si affollano’ le immagini forti.
«Nel momento in cui ho completato la borsa, dove campeggia con forza l’indicazione ‘Italia Team’, le molteplici emozioni della vigilia si sono elevate all’ennesima potenza. Poter rappresentare la nazione cestistica nel tre contro tre in un evento così importante, come quello a cinque cerchi, è motivo di profonda soddisfazione. Con certezza – chiosa Capobianco – giocheremo con grande determinazione, applicazione e dignità e, solo alla fine di ogni gara, alzeremo gli occhi verso il tabellone per vedere quello che sarà l’esito. Con certezza, iniziamo carichi quest’avventura, pronti a scoprire anche le indelebili sensazioni della cerimonia inaugurale e della sfilata delle singole rappresentative, momenti che senz’altro mi trasmetteranno più di un brivido».
Fonte: Basketnet.it (Maria Cavicchia)