Intervistato da Mirco Melloni de La Stampa, Carlos Delfino della Fiat Torino ha parlato degli obiettivi (personali e di squadra) all’interno della stagione che inizierà in questo weekend.
COACH BROWN E IL RITORNO IN SERIE A – “Il coach è innamorato del gioco, altrimenti dopo aver vinto ovunque non sarebbe ancora in pista: siamo fortunati a poter attingere dalla sua sapienza. La serie A è cambiata, con meno stranieri europei e più americani il gioco è meno “scacchi” e più “atletica”. Dipende dall’aspetto economico, nel 2004 disputai la finale di Eurolega con la Fortitudo Bologna e i club italiani erano presenza fissa alle Final Four”.
TORINO È PRONTA – “Milano parte favorita, ma le squadre interessanti non mancano. E ci siamo anche noi, ci serve solo un po’ di tempo: abbiamo vissuto i primi impegni ufficiali senza nemmeno una settimana di lavoro al completo, per infortuni, assenze e cambiamenti. I playoff sono un obiettivo possibile, ma per prima cosa concentriamoci sulla nostra crescita. Abbiamo un bel potenziale, perché siamo atletici e duttili”.
IL RUOLO DI CARLOS DELFINO – “Sono più vecchio, una volta schiacciavo a occhi chiusi, oggi fatico ad arrivare al ferro. Sono qui per essere un uomo-squadra. Il mio numero 10 è in onore di Hugo Sconochini, che vinse l’Eurolega con la Virtus Bologna. Non sarò un fantasista ma un collante, aiuterò coach Brown, che pur conoscendo il gioco mille volte meglio di me ha chiesto il mio contributo. Per quanti anni continuerò ancora a giocare? Non lo so, ma per me non è ancora tempo di seguire gli investimenti in Argentina: come dico spesso, non sono ancora pronto per contare le mucche. Mi dividerò tra Santa Fé e Cento, la città emiliana dove è nata mia moglie Martina. Ma per ora c’è il basket, vorrei fare come Manu Ginobili, la leggenda che ho avuto l’onore di affiancare in Nazionale, a cominciare dal trionfo di Atene 2004: Manu è l’uomo che ha aperto le porte della Nba a tutti gli argentini, è stato un modello”.