“Quando culo mangia pigiama”, è uno dei suoi slogan preferiti per rappresentare il momento cruciale di una partita.
Perché è lì, solo in quel momento, negli attimi di difficoltà che si vede un giocatore. Nella circostanza un cestista.
Boscia Tanjevic, 71 anni nato in Montenegro ma italiano di fatto e con residenza a Trieste, ci ha visto sempre lungo e ad oggi è e sarà probabilmente il miglior allenatore europeo di sempre.
Non solo per i suoi numerosi successi ma soprattutto per il suo carisma,la fiducia che è riuscita a trasferire in chi ha avuto la fortuna di lavorarci insieme.
Non è importante se oltreoceano, in Nba, non l’hanno accolto o gli hanno riservato il posto che meritava perché lui ha conquistato il prestigio e i successi in casa sua, nel vecchio e decisamente più competitivo continente, tra ex Jugoslavia (Oro europeo nel ’74 con l’Under 18 e argento europeo nell’81), Italia (Oro europeo nel ’99), Francia, Montenegro e in Turchia dove con la Nazionale ha vinto prima l’argento ai Mondiali del 2010 e poi l’oro ai Giochi del Mediterraneo nel 2013.
Da più di un anno è il direttore tecnico delle Nazionali italiane che sta rinvigorendo portando avanti la politica dei giovani.
Discorso simile lo sostenne alla sua prima esperienza nel Belpaese a Caserta negli anni ’80 con la Juve di Giovanni Maggio individuando due ragazzini del posto come Nando Gentile ed Enzino Esposito che hanno vinto rispettivamente scudetti, Eurolega e giocato in Nba.
Oggi Coach non le manca allenare o essere a tutti gli effetti ancora un uomo di campo?: “No, dopo 46 anni posso essere soddisfatto. Sono l’unico allenatore italiano ad aver guidato 4 nazionali diverse. La grande Jugoslavia a inizio anni ’80, l’Italia, la Turchia e il Montenegro. Ho vinto tanto. Che cosa devo fare più? Mi manca solo guidare le nazionali dei paesi con più abitanti al mondo perché lo sport, il basket, è apertura, disponibilità verso chiunque, senso del sacrificio. Mi viene in mente la nazionale cinese o la Russia. Ecco, per un’esperienza del genere sarei assolutamente disponibile anche perché rappresenterebbe una novità.”
Ha lanciato giovani in diverse epoche. Prima Delibasic, poi Gentile, Esposito, Fucka e ancora Ilyasova e Kanter. Come li scova, come individua i talenti?: “Non è difficile. Il talento si vede a un chilometro di distanza. La prima cosa che guardo sono i centimetri. E’ la base per il basket. Se sei già alto parti con un buon biglietto da visita poi vedo velocità, atletismo oltre naturalmente alle doti caratteriali, al coraggio, all’ambizione. I giovani sono una garanzia perché sanno ricompensare certamente l’amore che dai loro. Ti danno tutto e anche di più. Lo chieda a Gregor Fucka che sta facendo un grande lavoro con l’Under 14.”
Che cosa si può fare per valorizzare ad alti livelli gli Under 18 o gli Under 20 Italiani e quindi automaticamente migliorare il livello della Nazionale e far tornare l’appeal sull’Azzurro?: “Con la Federazione stiamo portando avanti il discorso. Bisogna dare spazio e fiducia ai ragazzi diminuendo il numero di stranieri anche con dei gentleman agreement. Oggi sono tante anche le competizioni europee, troppe coppe. Prima c’era maggiore possibilità di produrre giovani proprio perché c’erano solo due americani. Oggi con gli impegni frequenti che ci sono la formula ideale sarebbe quella di 8 italiani e 4 stranieri tra comunitari e extracomunitari. Prima l’identità poi la novità.”
Gli ultimi talenti italiani sono quasi tutti nati nei vivai del Nord: da Della Valle a Tonut, da Abass a Fontecchio. Anche Ale Gentile che è di Maddaloni si è formato a Treviso, il Sud è sempre restio a produrre ragazzi interessanti, perché?: “E’ un problema di economia che purtroppo penalizza il Mezzogiorno. Non ci sono più i mecenati di una volta. Quindi mancano gli investimenti nelle strutture e nei settori giovanili. Negli anni’ 80 io che ho guidato Caserta per 4 stagioni ho avuto la possibilità di lavorare con Giovanni Maggio che ricordo ogni giorno come un uomo generoso e appassionato. Il PalaMaggio riuscì a costruirlo in soli 100 giorni. Chi è riuscito a fare una cosa simile in Italia? Fu un miracolo autentico ma isolato. Oggi non ci sono personaggi di questo livello.”
La Juvecaserta riparte dalla serie B. La seguirà?: “Certamente. So che ripartirà nel segno di Gianfranco Maggio che per me è come un fratello più piccolo. Una parte di me è casertana. Mi sento ancora con diversi amici. Come Francesco Piccolo che è un grandissimo scrittore. Alla Juvecaserta non spetta che fare 2-3 anni di assestamento e poi tentare il salto verso il basket che conta. Passo dopo passo ci arriverà.”
Fonte: Corriere del Mezziogiorno