JR Smith, oltre 12.000 punti in 14 anni di onorata carriera NBA tra New Orleans, Denver, New York e Cleveland. Grande atleta, grande tiratore e personaggio sopra le righe se ce n’è uno in NBA. Di certo la sua aneddotica non è banale nè in campo (l’episodio di Gara 1 di finale, quando non ha tirato convinto di essere in vantaggio, rimarrà, tristemente per lui, nella storia del gioco e la preseason è iniziata con uno scontro con Aaron Baynes e Marcus Smart) nè fuori dal campo.
Nello scorso agosto il giocatore ha scagliato un cellulare di un fan che chiedeva di farsi una foto con lui a New York. Il giocatore dovrà pagare 600 dollari per la distruzione del telefono onde evitare ulteriori problemi legali, dopo l’accordo con l’avvocato della parte lesa.
Ha fatto ancora più scalpore la decisione del giocatore di tatuarsi su un polpaccio il logo di un marchio di abbigliamento. La NBA però proibisce di mostrare loghi commerciali sul corpo o sui capelli durante le partite ufficiali e ha intimato il giocatore di coprirlo, pena una multa per ogni partita ufficiale giocata. Smith è andato su tutte le furie ma già in passato altri giocatori come Rasheed Wallace e Iman Shumpert sono stati costretti a coprire tatuaggi o tagli di capelli particolari che avevano l’intento di pubblicizzare prodotti commerciali.
In supporto di Smith è intervenuto Damian Lillard che ha contestato la NBA che non è “padrona del suo corpo”.
Quindicesima stagione per Smith, ma giocatore che interpreta nel migliore dei modi il suo ruolo di intrattenitore dentro e fuori dal campo….