Myles Turner resta in Indiana, ai Pacers che l’hanno scelto con l’undicesima chiamata al draft del 2015 e valorizzato negli anni a seguire, dopo l’exploit della prima stagione.
A dire il vero forse la franchigia si attendeva qualcosa di più dopo il primo anno in cui si era dimostrato una vera e propria ‘steal of the draft’, ma i numeri parlano chiaro e danno comunque ragione al ventiduenne del Texas: in soli ventotto minuti di utilizzo, l’anno scorso ha messo a referto 13 punti con 6.5 rimbalzi a gara, frutto di un 36% da tre punti che si è rivelata la vera arma in più dell’ala forte in maglia Pacers.
Le cifre del rinnovo sono particolari: si tratta infatti di un contratto quadriennale da 80 milioni di dollari. Ai più potrebbe sembrare molto, ma un’analisi approfondita delle ultime off season dice invece che non si tratta di numeri esorbitanti. Innanzitutto, com’è noto, i lunghi si pagano, e Turner è un’ala forte di 211cm con grandi prospettive, molti margini e poche primavere alle spalle. I contratti rispetto ad un paio di estati fa si sono decisamente ridimensionati, e 20 milioni a stagione per un giocatore come lui non sarebbero stati pensabili quando venivano regalate camionate di dollari a chiunque si offrisse sul mercato (ricordate i 17 milioni a stagione per l’altro Turner, Evan?); ora invece sono il prezzo con cui assicurarsi uno dei migliori prospetti del suo anno, mettendolo vicino al nuovo leader di casa Victor Oladipo. La coppia promette di diventare protagonista della Eastern Conference nei prossimi anni, forse provando ad insidiare le grandi forze di Boston e Philadelphia e restituendo entusiasmo ad un ambiente che dopo l’addio di Paul George temeva di ricadere nelle nebbie del tanking.
Ora però, per Myles Turner, si pone il problema di non deludere le aspettative che i tifosi ripongono in lui: se è vero che Oladipo ha preso per mano la squadra, questo rinnovo contrattuale anticipato per Turner sta a siglare la volontà di formare e avere a disposizione una giovane coppia attorno a cui far crescere il collettivo. Dunque un affare sì, per i Pacers, che però chiedono conferme anche in termini statistici.
L’enfant prodige del primo anno ormai non è più una sorpresa, e nessuno vorrebbe che ora si rilassasse.