Joachim Noah non è un giocatore qualsiasi: miglior difensore della lega nel 2014, due volte inserito nel miglior quintetto difensivo e due volte All Star. Non stiamo nemmeno parlando di un’altra era, come vediamo: è passato meno di un lustro da quando il figlio del grande Yannick dominava la propria area. Certo, anche nel periodo di massimo splendore la resistenza all’usura non è mai stato il suo marchio di fabbrica, se è vero che gli infortuni sono sempre stati per lui un non trascurabile tallone d’Achille. Nonostante questo e nonostante il rendimento calante dell’ultimo biennio a Chicago, i Knicks e Phil Jackson nel 2016 decisero di prendersi il rischio, un rischio assai costoso, offrendogli un ricchissimo quadriennale da 72 milioni di dollari con la speranza che il leone avesse ancora un po’ di quel sacro fuoco che aveva fatto innamorare i tifosi dei Bulls. Diamine, in fondo anche se quell’anno aveva giocato solo 29 partite a causa di un infortunio alla spalla che lo aveva messo KO sin dal mese di Gennaio, si trattava pur sempre di un campione di 31 anni appena compiuti, non di una cariatide in prepensionamento.
Era stato accolto come una star, lui, nato a New York, che tornava finalmente a casa…invece il matrimonio aveva cominciato da subito a scricchiolare: dapprima qualche malanno, poi addirittura una sospensione di 20 partite a causa di una sostanza proibita rilevata durante un test antidroga che aveva limitato le sue presenze a 46 durante il campionato 2017/2018, poi il litigio in allenamento con coach Hornacek che l’anno successivo gli aveva preferito sistematicamente, a turno, Enes Kanter, Kyle O’Quinn e Willy Hernangomez lasciandogli le briciole, solo 5.7 minuti a partita in 7 presenze. Era il mese di Gennaio e dopo quel diverbio, di Joachim, messo fuori rosa, si sono perse le tracce: da subito era sembrato improbabile, se non impossibile ipotizzare una trade visto il contratto ingombrantissimo del giocatore e così sono passate le settimane, fino all’inevitabile taglio avvenuto Sabato scorso nonostante il cambio di allenatore da Hornacek a Fizdale.
La sensazione è che nessuno dei due, giocatore o squadra, esca vincitore da questa storiaccia: certo, Noah avrà 38 milioni di buone ragioni per sorridere, tanti sono i milioni che i Knicks dovranno versare sul suo conto, ma è altrettanto vero che in questi mesi nessuna franchigia si è mossa per offrirgli un posto e nulla sembra muoversi a tutt’oggi. New York, dal canto suo, si è liberata di un atleta scontento e, in un momento di ricostruzione, il danno tecnico può essere assorbito senza grossi contraccolpi. D’altra parte, nonostante la possibilità di “spalmare” il contratto di Joachim nei prossimi anni, questo “peserà” sulle casse societarie e dunque sul monte salari fino al 2022, anche se si tratterebbe “solo” di circa 6 milioni e mezzo l’anno dal 2019.