Nei pronostici di inizio campionato ero rimasto stupito per il grande credito goduto dai Los Angeles Lakers, come se l’arrivo di LeBron James potesse proiettare il giovane gruppo capitanato da coach Luke Walton direttamente nelle sfere alte della NBA. La reatà non è per ora questa, con il record che recita 0-3 e la peggiore difesa da quasi 132 punti a partita subiti, solo in parte compensati dai 125 realizzati e i 28 assist di media.
La scelta di Walton, dettata anche dai giocatori a disposizione, pare chiara: segnare un punto in più degli avversari, sfruttando le caratteristiche di un gruppo più dotato in attacco che in difesa.
La partenza non è stata quella attesa ma gli aspetti positivi non mancano: tralasciando il solito James che contribuisce da par suo, portando meno palla rispetto ai tempi di Cleveland e affidando spesso la conduzione del gioco a Rajon Rondo, i giovani stanno rispondendo in maniera positiva. Continua il momento d’oro di Kyle Kuzma, autore contro San Antonio di 37 punti e capace di giostrare in più ruoli con efficacia. E’ partita molto bene, almeno sino alla rissa con i Rockets che gli costa 4 turni di squalifica, la stagione di Brandon Ingram che ha mostrato lampi di un talento offensivo che per ora ha solo mostrato in parte. Gli anni sono solo 21 e l’impressione che questa possa essere la stagione della sua consacrazione.
Segni molto positivi anche da Lonzo Ball: il cambio di tecnica al tiro ha prodotto dei buoni risultati e il tiro da 3 per ora si è assestato sul 42% su oltre 6 tentativi a partita. La riduzione del circo mediatico orchestrato lo scorso anno da Ball senior mi pare possa far bene al ragazzo che ha talento da vendere.
Bene anche Josh Hart, panchinaro tutto fare di enorme energia che è partito assestandosi sui 17 a partita e dando sempre il suo contributo.
Resta un po’, almeno per me, un mistero la scelta da parte di Magic Johnson e Rob Pelinka, di affidare la “crescita” di un gruppo di giovani così talentuoso ad un gruppo di veterani che definirei “Inglourious Basterds” come Rajon Rondo, Lance Stephenson, Michael Beasley e Javale McGee. Quest’ultimo, a dir il vero, come unico lungo di livello della squadra e con poco più di 20 minuti a partita (storicamente il suo limite di permanenza in campo) sta facendo molto bene con 15 punti, 7 rimbalzi e ben 3 stoppate ad incontro. Impressione è che si sia di fronte ad una stagione che sarà da otto volante per i Lakers, con grandi cadute e grandi imprese, dove si capirà chi accompagnerà James la prossima stagione, quando uno dei grossi nomi della free agency sbarcherà a Los Angeles. Nel frattempo per i tifosi dei Lakers non ci sarà di sicuro tempo di annoiarsi.