L’inizio di stagione dei Boston Celtics non è per ora esaltante, con coach Brad Stevens chiamato a trovare il modo di mettere il talento che ha a disposizione nelle condizioni migliori per esaltarsi senza mandare il motore fuori giri; ma sin dalla prima partita verso Philadelphia si è capito che una delle principali virtù di questa versione dei Boston Celtics è l’avere tanti giocatori in grado di contribuire alle fortune della squadra.
Proprio la giornata inaugurale ha evidenziato come i vari Marcus Morris, Marcus Smart, Terry Rozier e Aron Baynes in uscita dalla panchina sono merce più unica che rara e consentono ai Celtics di avere una marcia in più rispetto alle altre franchigie. Morris sa essere chirurgico in attacco, Smart porta in dote un agonismo eccezionale e quella voglia di lottare che lo rende unico nel suo genere, Rozier è in grado di spaccare la partita con cambi di ritmo e tiri precisi da oltre l’arco, Baynes ha invece il compito di fare il cosidetto “lavoro oscuro” che non finisce nei tabellini; un mix micidiale a disposizione di coach Stevens. Sarà questa l’arma segreta dei Celtics nella corsa verso le Finals? Va detto ad onor di cronaca che per il momento una parte dei titolari stenta a decollare: Kyrie Irving e Gordon Hayward devono ritrovare la confidenza con il parquet ed una condizione atletica accettabile dopo i loro infortuni, mentre Jaylen Brown sta facendo fatica ad interpretare un ruolo che al momento lo rende meno protagonista in attacco rispetto allo scorso anno. A far le spese di tutta questa abbondanza è per ora il solido centro tedesco Daniel Theis, meno minuti in campo rispetto al suo debutto da rookie, ma la consapevolezza che in una stagione lunga come quella della NBA anche il suo contributo sarà determinante. Quello che si costruisce in inverno fa fiorire la squadra in primavera ed i Celtics sembrano avere le carte in regola per dire la loro fino alla fine, sopratutto grazie ad una panchina lunga e piena di talento.