Il test è stato superato a pieni voti e la vittoria rimpolpa le ambizioni di una Happy Casa Brindisi convincente e con tre chiavi di lettura ben precise.
Difesa – Era la chiave di volta del match. Riuscire a limitare (per quanto possibile) l’attacco brianzolo era una delle chiavi di lettura del match. Sulle sponde dell’Adriatico la compagine canturina ci arrivava con una media realizzativa di 90,5 punti a partita. Bene, la “banda Vitucci” ha ridotto praticamente ai minimi termini le bocche di fuoco avversarie. Tenere a soli 59 punti una siffatta macchina da canestri dice tutto sull’intensità che Brindisi ha sprigionato nella propria metà campo. Un dato è inequivocabile: i soli 5 punti scritti a referto da Cantù nel primo quarto (contro i 22 di Brindisi), nonché 1′ 1/13 totale al tiro. Segno tangibile dell’andare a fare spenti di una formazione, quella ospite, che non è mai riuscita a cavare il ragno dal buco, andando a sbattere la testa più volte. Cantù è rimasta schiacciata, ha sbandato e viaggiato nel buio a più riprese, perdendosi nelle maglie della difesa biancazzurra, che molto presto è diventata un rebus di difficile (se non impossibile) soluzione (al 40′ saranno ben 18 i palloni persi contro uno solo recuperato). Senza tenere conto degli assist smazzati: 19 di media a partita prima della trasferta pugliese, solo 7 sui legni del PalaPentassuglia. Con la sola eccezione di Davon Jefferson (23 punti, 10 rimbalzi e 30 di valutazione), gli altri due sono stati spettatori non paganti della contesa.
La panchina – Oramai non è più una sorpresa. Era già successo nel recente passato, contro Cantù la storia è tornata a ripetersi. Brindisi ha avuto tanta roba dalla panchina, che alla sirena del 40′ ha scritto a referto 23 dei 76 punti totali di squadra, oltre a 18 rimbalzi (sui 44 complessivi) Per capirne l’impatto basta andare a sbirciare quanto ha, invece, prodotto la panchina canturina: la miseria di soli 6 punti e altrettanti rimbalzi.
I singoli – In primis Wes Clark. Il folletto statunitense ha chiuso con 25 di valutazione e 24 punti realizzati, frutto di una gara quasi perfetta. 11 tutto con una facilità disarmante e con gli avversari incapaci di mettergli un freno. Quindi il capitano Adrian Banks, che nel primo quarto (7 punti e 8 di valutazione) è stato un dilemma per la difesa di Cantù, oltre a Tony Gaffney e Jeremy Chappell. Offensivamente la partita di quest’ultimi due non è stata delle migliori (rispettivamente 2 e 6 punti), ma difensivamente hanno fatto pentole e coperchi rendendo la vita impossibile a rispettivi dirimpettai. Avanti la prossima – Domenica si viaggia alla volta di Torino, dove si va affrontare una squadra di valore, ma che sinora non ha espresso tutta la sua potenzialità. All’appuntamento Brindisi ci arriva con il morale a mille e con la ferma volontà di voler continuare a cavalcale l’onda.
Fonte: Quotidiano di Brindisi