Un altro frammento di storia se ne va, una tessera di un puzzle che raccontava l’America degli Anni Sessanta ci ha lasciato. Le lotte per la parità dei diritti civili brandendo non un’arma, bensì un pallone da basket…Willie Naulls è stato un protagonista.
Si può dire che la sua carriera sia stata segnata dagli scontri e dagli incontri con Bill Russell. A livello universitario infatti Naulls era la stella di UCLA (già allenata da John Wooden) e si era visto sbarrare la strada dai “Dandy Dons” di San Francisco. La sua esperienza da professionista (nonostante le quattro convocazioni all’All Star Game ed il ruolo di capitano di New York, una primizia) non aveva goduto di sorte migliore, ovviamente: poche partite in maglia St.Louis, sette anni ai Knicks a sbattere il naso contro la sua nemesi, il solito Bill Russell che infilava anello dopo anello, anno dopo anno. Poi una breve apparizione ai Warriors prima della liberazione: la telefonata di Red Auerbach e improvvisamente Russell non era più un avversario ma un compagno di squadra.
Nel mito il suo primo giorno di lavoro atletico con Boston: ignaro delle tecniche di preparazione alla “sergente istruttore dei Marines”, Willie (che amava la buona cucina, come testimoniato dal soprannome “the Whale”) si era fatto una bella colazione…che finì per rigettare durante l’allenamento mentre i compagni lo deridevano e il malefico Russell lo faceva scivolare sul…frutto della colazione.
Ma non appena si fu rimesso in carreggiata divenne parte importante di quei Celtics, un atleta duttile che poteva coprire due ruoli. Russell lo soprannominò “Sweetcakes”, a sottolineare l’estrema eleganza dei movimenti in campo così come l’atteggiamento da “lord inglese” fuori dal rettangolo di gioco. Naulls finalmente vinse con Boston, un titolo in ognuna delle stagioni disputate in maglia Celtics: quelli del 1964, del 1965 e del 1966. E’ del 1964 il “momento storico” di Willie Naulls, quello che ha cambiato lo sport statunitense per sempre: nella partita di Natale Tom Heinsohn si infortunò alla caviglia ed il giorno dopo, al Kiel Auditorium di St.Louis, Auerbach scelse Willie per completare un quintetto base che già comprendeva Bill Russell, K.C. Jones, Tom Sanders e Sam Jones. Tutti neri.
Era la prima volta che una squadra professionistica americana completamente composta da atleti afroamericani scendeva in campo, e se Auerbach si rese conto di aver cambiato la fisionomia dello sport a stelle e strisce non diede mai modo di farlo notare. Quel quintetto base non perse nemmeno una partita, tredici giocate e tredici vinte, fino al rientro di Heinsohn.
Quando la carriera NBA terminò, Naulls fece fruttare l’aspetto da stella del cinema e l’eleganza da “Sweetcakes” pure negli affari, tra vendita di automobili, attività nel campo dell’edilizia e – in seguito – un contratto piuttosto sostanzioso con l’Adidas.
A inizio anni Ottanta però mollò tutto: in seguito ad una “rivelazione”, un po’ alla John Belushi in “the Blues Brothers” dichiarò di aver “visto la luce” e si dedicò alla cura dei deboli, dei malati e degli emarginati. Ricevette i voti di diacono per la chiesa presbiteriana e così ha vissuto fino a oggi, 25 novembre 2018, giorno in cui è stato convocato dal Grande Allenatore.
Ci mancherà, ma ci conforta la consapevolezza che “Sweetcakes” troverà il modo di continuare a sorriderci.