Il capitano azzurro Pietro Aradori, intervistato dal Corriere della Sera, ha parlato della Nazionale e delle finestre FIBA.
CAPITANO DELL’ITALIA NELLA “SUA” BRESCIA – “No, non sarà una gara come tutte le altre. È vero che ho giocato tante sfide (145) con la maglia azzurra, ma questa sarà una notte speciale. Sono cresciuto in provincia, questa notte varrà doppio: sono felice, non vedo l’ora di giocare, vivrò sensazioni particolari. Nella vita accadono cose impensabili, questa lo è. A volte serve fortuna per far sì che tante cose si allineano, ma prima bisogna crederci. E io l’ho fatto ogni momento”.
PRIMO RICORDO AZZURRO – “Estate 2004, poco prima delle Olimpiadi l’Italia battè il Dream Team americano in amichevole a Colonia. Vidi la partita a casa, ricordo ancora tutto come se fosse ora”.
IL PALALEONESSA – “E’ un impianto che segna una strada per il Paese. In Italia non possiamo pensare di costruire palazzi dello sport nuovi di zecca, siamo indietro rispetto all’Europa e ristrutturare edifici già esistenti può essere la soluzione. Qui lo è stata con la fiera.
IL RITORNO DI ALE GENTILE – “Sono molto felice. Ale è un grande amico, siamo cresciuti insieme. Ha seguito le mie orme andando all’Estudiantes, dove io mi ero trovato molto bene; adesso è tornato in nazionale ed è il posto dove merita di stare”.
FINESTRE SENZA “BIG” – “Gallinari, Belinelli, Datarne, Melli e tutti gli altri ci sono accanto. Chiamano, ci scrivono, si informano. Ci tengono: al Mondiale dobbiamo qualificarci noi, ma in Cina vogliono andarci tutti. E’ una situazione strana. Se si pensa che i campioni d’Europa in carica della Slovenia, senza Doncic e gli altri, non si qualificheranno nemmeno. Ma non è facile nemmeno per l’Italia, per ques t o va elogiato il nostro gruppo: cambiamo ogni partita, rispetto all’ultimo Europeo siamo rimasti in pochi, ci sono tanti situazioni da affrontare e non è semplice. Non va sminuito quanto stiamo facendo: l’Italia non va al Mondiale dal 2006”.