Memphis, città del Tennessee occidentale, si separò dalla parte orientale, legata all’Unione, nel 1961. Nonostante numericamente inferiore, la popolazione bianca non rinunciava ai propri privilegi, soggiogando la popolazione afroamericana. Nel 1862 l’esercito dell’Unione, però, riuscì a riconquistare sia lo Stato che la città. Era la guerra di secessione americana.
A distanza di poco più di cent’anni, la metropoli divenne teatro della lotta per i diritti civili. Se ancora oggi chiedessimo a un cittadino qualunque quale sia il luogo più significativo, non ci sarebbero dubbi, ci condurrebbe lungo Mulberry Street, di fronte a Lorraine Motel, dove il 4 aprile del 1968 moriva Martin Luther King. Cinque giorni dopo, Wilt Chamberlain e Bill Russell presenziarono al funerale e gara due delle Finals tra Philadelphia e Boston fu rinviata. Durante la presidenza Reagan venne istituito il Martin Luther King Day. Ogni terzo lunedì di gennaio – giorno più vicino al compleanno del Dr. King – tutti gli uffici e le istituzioni americane si fermano per onorare la memoria di uno dei più coraggiosi lottatori per i diritti degli afroamericani.
L’NBA però non si ferma. Domani, lunedì 21 gennaio, nel pomeriggio americano, verranno giocate ben 11 partite.
La Lega è formata dal 80,7% – 2018 National Basketball Association Racial and Gender Report Card – da atleti di colore e tutti vogliono far sentire la loro voce in un giorno tanto significativo. Negli anni le manifestazioni sono state diverse, numerosi giocatori hanno espresso il loro parere con video messaggi, interviste e proclami. Spesso i Grizzlies hanno indossato magliette commemorative e alcune stelle hanno deciso di ricordare attraverso una signature shoes dedicata al MLK Day.
Tutto ciò dimostra quanto il messaggio veicolato da King sia attuale, se pensiamo che negli Stati Uniti d’America si continua a combattere ancora oggi per i diritti civili, per sconfiggere la paura dell’altro, per eliminare i ghetti, per scongiurare il ritorno di estremismi e derive autoritarie, per il principio mai del tutto concretizzato dell’uguaglianza. Il messaggio di LeBron James lo scorso anno fu forte e chiaro, “Per noi essere qui oggi – nonostante qualcuno cerchi di dividerci – è una grande opportunità per dimostrare come l’America sia stata costruita e come dobbiamo restare uniti’. Una Lega come quella dell’NBA, seconda solo alla NFL, ha il dovere di sensibilizzare al rispetto della diversità che unisce e completa. I giocatori hanno il diritto di far sentire la loro voce non solo il terzo lunedì di gennaio ma anche durante la stagione: attraverso una maglia pre-gara con la scritta “I can’t breath”, con messaggi di solidarietà per Kaepernick o anche rifiutando l’invito alla Casa Bianca da parte del presidente.
Novant’anni fa nacque un uomo destinato a lasciare la sua impronta nella storia e la National Basketball Association è pronta a ricordarlo. Come già detto, le partite quest’anno saranno ben 11 e inizieranno alle 18.30 (ora italiana) con New York Knicks – Oklahoma City Thunder. Memphis gioca in casa contro i Pelicans, mentre i big match saranno Philadelphia ‘76ers – Houston Rockets e Los Angeles Lakers – Golden State Warriors. Sarà una notte emozionante per la Lega e per l’America, ma con un’eco internazionale. Le idee e le parole di Martin Luther King viaggiano e percorrono miglia e kilometri e non devono essere dimenticate, devono ergersi contro l’afflizione come una stele di speranza affinché gli individui siano giudicati per il loro carattere e per ciò che hanno dentro e non per il colore della pelle
“Out of the mountain of despair, a stone of hope.”