L’ultima volta, era stato su un campo di basket. Quale, vallo a ricordare. Compagni di squadra, amici di trasferte. Poi, il destino, mica lo annulli piazzando un blocco o con un colpo di pennarello su una lavagnetta. Il destino è immarcabile. L’avversario più imprevedibile. Ci sono strade che portano all’elite del basket nazionale e alle Coppe europee. Ci sono strade che non portano da nessuna parte. Fondo cieco. Oppure via del Coroneo. Trent’anni dopo, un abbraccio e un’emozione fortissima. Una storia in più, nel laboratorio di scrittura creativa “A tu per tu” aperto dalla cooperativa sociale Reset nella casa circondariale del Coroneo e coordinato da Pino Roveredo, Giuliano Caputi e Lucia Vazzoler. Il progetto prevede l’incontro tra i detenuti e personaggi dello sport e dello spettacolo per interviste destinare a una pubblicazione. Stavolta, Stefano Attruia e Daniele Cavaliero. Due campioni di basket ma anche due persone di grande sensibilità sociale. Hanno accettato l’invito con slancio. E con la voglia di confrontarsi con la realtà di chi vive il mondo dietro il portone del Coroneo. Tutti attorno allo stesso tavolo, per raccontarsi, scoprire qualcosa degli altri e anche di sé stessi. E commuoversi. Come quando Stefano Attruia ha riconosciuto tra i detenuti quello che era stato, 30 anni prima, da ragazzi, un suo compagno di squadra. «È bastato uno sguardo. Non c’era bisogno di parole. Ci siamo abbracciati. Un momento intenso che devo ancora elaborare. Alla vigilia dell’appuntamento al Coroneo riflettevo con Cavaliero : noi siamo stati fortunati, a volte basta un niente a cambiarti la vita. Quanto è vero». Mezz’ora di domande. Basket e non solo. Pochi i temi scontati. Tanta invece l’attenzione ai sentimenti dei vincitori e dei vinti. «Abbiamo parlato della sconfitta. Sul campo e nella vita. Ho raccontato della bruciante delusione di vedere sfumare uno scudetto già vinto», aggiunge Attruia, che smesso di giocare è un apprezzato consulente formatore. L’esperienza ha profondamente colpito anche Daniele Cavaliero. «Ho sorpassato quel muro oltre al quale si pensa che ci sia solamente un buco nero: in realtà ho trovato sorrisi, speranze e voglia di fare».