Ah, il fascino della “Big Apple”: i grattacieli, la multiculturalità, Wall Street, i quartieri, i nomi dei quali abbiamo imparato a memoria dalla sterminata filmografia che ne racconta leggende, passato, presente e futuro…anche i Knicks, perchè no, una presenza fissa ed immutabile nel panorama NBA dal 1946; peccato che, sportivamente parlando, la storia in questo caso stia virando, se non proprio in tragedia, certamente in film drammatico (per restare in tema). Ad inizio campionato i playoffs erano un sogno proibito da ormai un lustro e le prospettive non erano rosee nemmeno per il torneo che sarebbe iniziato da lì a poco: con la punta di diamante, Kristaps Porzingis, ai box dopo la rottura del tendine d’achille datata Febbraio 2018, tutto quello che il roster poteva offrire erano una serie di ragazzi dalle belle speranze e un paio di veterani che ormai avevano dato quasi tutto (Courtney Lee) o classificabili nella categoria “onesto mestierante” (Lance Thomas). Anche il nuovo allenatore, il giovane David Fizdale, si apprestava ad iniziare il suo terzo anno da head coach sulla scorta del recente licenziamento dai Memphis Grizzlies. Insomma, “Daje a ride” come comprenderanno gli amici romani.
Senza troppe sorprese la stagione è andata piuttosto velocemente “a sud”; in verità l’entusiasmo giovanile, almeno nella primissima parte, aveva consentito alcuni exploit, come le tre vittorie consecutive di Novembre ai danni di Celtics, Pelicans e Grizzlies ed, in generale, un record non disprezzabile (date le premesse) di 8 vittorie e 16 sconfitte, totalizzato nei dintorni del Natale. Da quel momento la luce si è spenta fino ad arrivare all’attuale bilancio di 13 “W” e 55 “L”, in corsa per eguagliare o addirittura “migliorare” il già terribile 17-65 del 2014/15, attualmente record negativo di franchigia. La bandiera bianca è stata ufficialmente innalzata il 31 Gennaio, quando con una mossa che guardava (o sperava di guardare) al futuro, sono stati spediti a Dallas il citato Porzingis, poi Courtney Lee, Trey Burke ma soprattutto Tim Hardaway, fino ad allora di gran lunga miglior realizzatore di squadra, per avere in cambio il promettente Dennis Smith, DeAndre Jordan e Wesley Matthews, peraltro immediatamente tagliato ed accasatosi ad indiana.
Non c’è dunque molto da salvare di questa ennesima stagione balorda: i tifosi, quelli si, perché nonostante i ceffoni presi dai loro beniamini hanno come sempre riempito le gradinate del Madison Square Garden, lasciandosi alle spalle ben 18 franchigie nella classifica degli spettatori. Segnali confortanti sono arrivati dal giovane centro, il rookie Mitchell Robinson, che ha evidenziato notevoli doti di protezione del ferro, ma anche altri “ragazzini”, come Dennis Smith (arrivato a stagione in corso da Dallas, come abbiamo già detto), Kevin Knox ed Emmanuel Mudiay si sono messi in vetrina con prestazioni apprezzabili. Per il resto, valga la massima comparsa nel New York Times dalla penna di Victor Mather: “I Knicks sono ultimi nella lega per percentuale di tiro e ultimi negli assist. In breve, non sanno tirare e non sanno passare“. la speranza è che, complice una scelta fortunata al prossimo draft (Zion Williamson?), possano iniziare a scalare la china fino a quei livelli che la storia e i tifosi meritano.