Fonte: Corriere del Trentino a cura di Enrico Schiavina
Alla Dolomiti Energia serve un ultimo sforzo non da poco, e/o una complessa combinazione di risultati negativi delle concorrenti, per staccare anche quest’anno il biglietto per i playoff. In casa con Milano domenica sera, oppure a Brindisi l’ultima giornata, ci vogliono almeno altri 2 punti, per salire a 34 e vedere poi cosa succede, nel gruppone di sei squadre che ballano tra quota 32 e 30 per due posti rimasti a disposizione. «Inutile perder tempo a fare calcoli, possiamo contare solo sulle nostre forze: l’obiettivo è semplice, ed è quello di sempre: tornare a vincere» dice un pragmatico Maurizio Buscaglia. Il coach bianconero sa di non avere altra strada: con zero su due nelle ultime due giornate è quasi impossibile farcela, visto il saldo negativo negli scontri diretti con tutte le altre: Sassari e Trieste, al momento affiancate (domenica faccia a faccia, in Sardegna), ma anche Avellino, Varese e Cantù, oggi indietro di una vittoria, ma tutte e tre con un calendario piuttosto morbido. Per Trento al contrario sono in arrivo due partite di fuoco, a cominciare da quella di domenica: l’Armani tra marzo e aprile ha perso parecchi colpi ma domenica ha battuto Avellino senza Nedovic e Micov, sembra si sia rimessa in carreggiata, ormai è concentrata sul campionato e le servono ancora due punti per il primo posto matematico. Difficile giochi una partita svagata alPalaTrento, dove rimetterà piede per la prima volta dal 15 giugno scorso, quando vinse lo scudetto in gara 6. L’ultima chance passerà poi da Brindisi, che è una delle squadre più in forma e in casa sua non perde dal 6 gennaio. «Ma ormai sono torte partite che vanno al di là della forza delle avversarie. Da giocare a viso aperto, senza pensare a chi c’è di fronte» dice Buscaglia. Resta che il solito, eccellente girone di ritorno, una costante di queste ultime stagioni, stavolta potrebbe non bastare: 10 vittorie su 13 finora, ma la sconfitta contro la Virtus del miglior Baldi Rossi dell’anno potrebbe aver rovinato tutto. «Partite così capitano, l’importante è superarle, lavorando sui nostri pregi e difetti, che conoscevamo bene anche prima. Non sempre siamo stati bellissimi, ma siamo stati efficaci» aggiunge il coach. In effetti le quattro vittorie consecutive prima di Bologna, tutte contro squadre di bassa classifica (Torino, Pesaro e Pistoia in casa, Reggio Emilia fuori) avevano acceso speranze di potersi persino infilare tra le prime quattro, ma a ben vedere in nessuna di queste partite l’Aquila ha particolarmente brillato. Al contrario si è spesso dovuta aggrappare ad Aaron Craft, mentre Marble è andato a sprazzi, come poi un po’ tutti gli altri (da ritrovare soprattutto il tiro di Mian, 1/13 da tre nelle ultime cinque uscite). Serve una svolta, un colpo di reni, per provare magari un’altra volta a divertirsi dopo facendo da guastafeste nei playoff, raggiunti quattro volte su quattro da quando l’Aquila è in Serie A.