“Allora, Dirk, hai avvisato tuo padre”?
“Non ancora, Holger”.
“Senti, o glielo dici, o non ti ci porto”.
Comincia così la carriera NBA di Dirk Nowitzki, con Holger Geschwindner – ex nazionale tedesco e vice allenatore dei Würzburg X-Rays – a minacciare di non portarlo all’aeroporto di Francoforte e poi volare in Texas. Per fortuna Dirk convince il padre Jörg-Werner e così può imbarcarsi alla volta di San Antonio dove il 29 marzo 1998 si giocherà la quarta edizione del “Nike Hoop Summit”, la partita che mette di fronte i migliori liceali d’America ed i più forti under 20 del resto del mondo.
Ma le cose non sono così semplici: a causa di problemi di coincidenze il volo dura più del previsto e così il tedesco non ha molto tempo per riposarsi: nel pomeriggio di mercoledì 25 il selezionatore Sandro Gamba deciderà chi sono i dodici eletti per sfidare la crema del basket liceale a stelle e strisce. Nonostante la stanchezza, Dirk Nowitzki è chiaramente la stella della squadra e non fatica a convincere il coach; assieme a lui vengono selezionati quattro atleti che finiranno in NBA (l’argentino Luis Scola, il lituano Darius Songaila, l’olandese Dan Gadzuric e l’ellenico Antōnīs Fōtsīs), ed altri meno fortunati come l’italiano Andrea Michelori e l’australiano Matthew Nielsen. La selezione internazionale si allena duramente, ma sa che l’avversario è praticamente imbattibile: agli ordini di Don Showalter ci sono Al Harrington (che finirà agli Indiana Pacers), Rashard Lewis (presto ai Seattle SuperSonics/Oklahoma City Thunder), Stromile Swift (Grizzlies e Rockets), Erick Barkley (Portland), Quentin Richardson (una dozzina di anni in NBA, Clippers e Knicks su tutte).
Nessuno in NBA ha però sentito parlare di Dirk, solo Donnie Nelson – grazie ai suoi contatti europei – sembra essere conscio che quel gigante biondo può rappresentare una fetta importante del futuro dei Dallas Mavericks. Guarda l’allenamento della selezione internazionale scostando le tendine e decide che quella sarà la prima scelta della sua squadra, a qualsiasi costo.
Il giorno della gara all’ Alamo Stadium Gymnasium Dan Shulman, commentatore di ESPN, osserva la “ruota” di riscaldamento prima dei giovani americani, poi quella delle “stelline” internazionali e pensa: “questi ragazzi stranieri non hanno speranza”. E l’inizio della gara sembra dargli ragione: il playmaker portoghese Joâo Coelho si trova circondato dai “Gremlins” a stelle e strisce e due palle perse danno il primo break alla partita: 10 a 4 per gli americani. Dirk però ha già cominciato a “lavorare ai fianchi” gli avversari che non hanno mai visto un 7 piedi con la sua mobilità ed il suo tiro da fuori. Va in lunetta spesso e mantiene lo svantaggio entro termini accettabili. Gli americani si guardano allo specchio, si piacciono e così Gamba trova le misure per sfruttare al meglio il potenziale a sua disposizione. Il problema principale per il coach milanese è quel tipo in jeans che continua dargli consigli…è Holger Geschwindner che sta facendo il possibile e l’impossibile per mettere in luce il suo pupillo. Ma non ce n’è bisogno, Dirk è decisamente il migliore in campo e la selezione internazionale riesce a mettere il naso avanti. I padroni di casa sono stupiti, coach Showalter non riesce a risolvere il rebus della difesa proposta da Sandro Gamba, mentre in attacco “WunderDirk” si è caricato la squadra sulle spalle e la porta verso il traguardo. Songaila e Fōtsīs segnano i canestri del +5 e poi sono ancora due liberi di Nowitzki a chiudere il discorso, regalando alla squadra “World” il 97 a 90. Finisce 104 a 99 con 33 punti e 14 rimbalzi di Nowitzki che trova nell’australiano Matt Nielsen (23 punti) un ottima spalla. E’ così che nasce una stella, anche se qualche ora dopo, al rientro a Würzburg, verrà aspramente criticato da dirigenti e compagni di squadra del X-Rays per la sua “fuga”. Per fortuna gli X-Rays senza di lui hanno vinto la prima partita di finale playoffs e con lui vinceranno la seconda, salendo nella serie maggiore del campionato tedesco…
Nel frattempo, oltreoceano, il nome “Dirk Nowitzki” è entrato di prepotenza nei taccuini di tutti gli scout NBA. Il ragazzo, a Würzburg, è completamente ignaro dell’interesse che la sua prestazione ha destato e non sa ancora che la sua vita è cambiata per sempre. Lo capirà presto.