Dal 2013 sono passati sei anni. Nell’NBA “dei nostri padri” sei anni erano un periodo relativamente lungo: le ricostruzioni duravano a lungo, i free agent si muovevano con più difficoltà, le dinastie duravano anche di più (basta pensare dagli anni ’80 a oggi ai vari Celtics, Lakers, Pistons e Bulls). La free agency 2019, probabilmente la più pazza ed emozionante di sempre, vede chiaramente due squadre vincitrici: i Los Angeles Clippers e i Brooklyn Nets. Analizziamo i secondi che sono passati proprio dall’essere lo zimbello della lega nel 2013 a squadra che potrebbe e dovrebbe essere una contender nel 2020.
Le date sono importanti: nel 2013 l’allora general manager Billy King, anche su pressione del proprietario Michail Prochorov (che voleva vincere subito avendo trasferito da poco la franchigia a Brooklyn), decise di scambiare alcuni giocatori ma soprattutto le prime scelte non protette ai draft 2014, 2016 e 2018 e il diritto di invertire le prime scelte nel 2017 in cambio di un pacchetto di giocatori comprendente Kevin Garnett e Paul Pierce, in una trade che si rivelò molto presto un totale disastro per i Nets, vista l’età ed i crescenti problemi fisici dei giocatori del quintetto base (composto dagli stessi Garnett e Pierce, più Brook Lopez, Deron Williams in paurosa fase calante e Joe Johnson). Le scelte dei Nets son state acquisite dai Celtics che le hanno convertite in giocatori di qualità come Jaylen Brown e Jayson Tatum. I Nets si sono ritrovati nel limbo: non vincevano ma non potevano nemmeno dedicarsi al “tanking”, visto che le loro scelte comunque sarebbero passate ad altri. Il calvario è terminato nel 2018 ma l’aria era cambiata già prima, grazie all’arrivo di un brillante GM come Sean Marks, neozelandese con una carriera da giocatore in NBA lunga 12 anni uscito dalla scuola di Popovich come assistente allenatore e arrivato ai Nets nel 2016. Il nuovo GM si è messo al lavoro e ha costruito una squadra con scelte basse, seconde scelte e “undrafted”, usando lo spazio salariale a disposizione come “scarico” per le altre squadre NBA di contratti tossici per acquisire asset. La strategia ha funzionato e sono arrivati giocatori come Caris LeVert, D’Angelo Russell, Spencer Dinwiddie, Jarrett Allen che hanno consentito ai Nets di arrivare ai playoffs contro ogni pronostico nella scorsa stagione.
La guida del coach Kenny Atkinson e la grande abilità dello staff tecnico nel far crescere e migliorare giocatori hanno migliorato notevolmente l’appeal dell’organizzazione agli occhi dei futuri free agent, rendendo i Nets una squadra seguita e appetibile.
L’altro fattore fondamentale è il nome Brooklyn sulla maglia, che significa New York, città da sempre meta ambita nello sport americano e nella NBA in particolare, fuori dal giro importante da tanto tempo. I Knicks sono i grandi sconfitti di questa free agency e l’impressione, nonostante siano la squadra più ricca della NBA è che sino a quando rimarrà James L. Dolan come proprietario saranno fuori dai radar NBA delle principali stelle.
Riuscire a liberare spazio salariale e prendere in una sola sessione Kyrie Irving, Kevin Durant e DeAndre Jordan è cosa veramente notevole, per giunta senza perdere nessuna scelta o asset. Il lungo infortunio di Durant e la controversa stagione di Irving a Boston lasciano punti di domanda per il futuro ma ci sarà tutta la prossima stagione per cercare di recuperare la testa dell’ex stella di Cavs e Celtics ed inserirlo nel sistema di Atkinson, in attesa del ritorno di Durant, si presume per la stagione 2020-2021. Il futuro non sembra più così buio a Brooklyn.