Ieri i Los Angeles Clippers hanno ufficializzato l’acquisizione di Kawhi Leonard e Paul George, una doppia mossa che ha lasciato di stucco l’interno panorama NBA, sia per la portata delle due aggiunte, sia per le modalità. In un mondo sempre più social, dove una pletora di giornalisti, agenti, veri e finti insider raccontano qualsiasi cosa succeda nei corridoi delle arene NBA, i Clippers hanno beffato tutti con l’assoluta riservatezza.
Solo cinque giorni fa lo scenario era molto diverso. Tutti gli addetti ai lavori erano convinti che Leonard sarebbe sì tornato nella “sua” California, ma per vestire la casacca gialloviola dei Lakers. I Clippers erano ormai dati per spacciati, e apparivano come i grandi perdenti di questa sessione di mercato. Come al solito, relegati a eterni secondi della città di Los Angeles, incapaci di convincere i vari Kevin Durant, Jimmy Butler, Kyrie Irving.
Mai giudizio è stato più affrettato. Il venerabile Jerry West e gli altri componenti del management hanno agito nell’ombra; mentre impazzava il clamore di un ipotetico trio imbattibile in maglia Lakers, l’altra sponda di L.A. stava componendo con pazienza i pezzi di un ambizioso puzzle. Una volta avuta la certezza del gradimento da parte di Leonard, hanno accelerato per concludere l’affare con Oklahoma City e consegnare al dominatore degli ultimi Playoffs un compagno all’altezza, seguendo l’ormai consolidata prassi che vede le stelle NBA “accoppiarsi” per raggiungere il titolo NBA. Il prescelto è stato Paul George, il favorito di Kawhi, l’obiettivo delle sue continue telefonate per esortarlo a raggiungerlo in California.
Il prezzo per ottenere George è stato obiettivamente alto – il nostro Danilo Gallinari, il promettente Shai Gilgeous-Alexander e tante tante prime scelte sono un piatto ricchissimo per i Thunder in piena ricostruzione – ma l’occasione era troppo appetibile per non approfittarne. Non solo arriva nella “Città degli Angeli” il terzo classificato nella classifica di MVP, il suo approdo ha permesso di firmare Kawhi, il nome più pregiato del mercato.
A corredo di queste eccezionali operazioni, i Clippers hanno completato il roster con le firme di JaMychal Green, Maurice Harkless e dei due rookies Mfiondu Kabengele and Terance Mann. Andranno ad aggiungersi ai confermati Patrick Beverley e Ivica Zubac, al miglioratissimo Montrezl Harrell, ai tiratori Lou Williams e Landry Shamet, e, in generale, a una squadra che ha chiuso il 2019 con ben 48 vittorie.
Non è una sorpresa, quindi, se per molti i Clippers si presenteranno ai nastri di partenza come i favoriti nella corsa al titolo. Coach Doc Rivers sorride già immaginando l’impatto difensivo di un line up che prevede Beverley, Leonard e George. Finalmente il proprietario Steve Ballmer – un personaggio che è abituato a primeggiare nella vita e negli affari – è riuscito a costruire una squadra che rispecchia appieno il suo desiderio di eccellere, ma soprattutto una squadra che ha le potenzialità di scalzare i Lakers dal primato cittadino. E chi meglio di Leonard, l’uomo capace di portare un Titolo NBA in Canada, può trasformare in contender credibile una franchigia che è sempre stata sinonimo di sconfitta? Nessuno.
Lo pensa anche Billy Crystal, l’attonito spettatore della “performance” di Meg Ryan nell’indimenticabile “Harry ti presento Sally” e il piccolo arbitro NBA nello spassoso “Forget Paris”. Ma soprattutto il più storico tifoso dei Clippers (si, anche più di Federico Buffa…), abbonato fin dal lontano 1985 – oppure, come dice lui “dal Draft in cui arrivò Benoit Benjamin” -, che ha dichiarato di aver vissuto queste settimane di corteggiamento a Leonard con le dita incrociate e che, appresa la notizia dell’accordo con Kawhi, ha avvertito un forte giramento di testa.
L’ “Altra Los Angeles” sogna in grande, e non potrebbe essere altrimenti.