Altro terremoto che va ad investire una lega che sembrava essersi assestata dopo tutti i trasferimenti avvenuti a cavallo della “deadline”. In verità era nell’aria, ma stanotte è arrivata la conferma del passaggio di Russell Westbrook agli Houston Rockets in cambio di Chris Paul e le prime scelte del 2024 e del 2026 (protette 1-4) e la possibilità per i Thunder di scambiare le proprie con quelle dei Rockets nel 2021 (protetta 1-4) e nel 2025 (protetta 1-20). Dopo le voci che davano Westbrook partente in direzione Miami, i Rockets hanno accelerato i tempi riuscendo allo stesso tempo a liberarsi dello scontento Chris Paul e ad inserire nel roster un motivatissimo Westbrook, nel tentativo di rispondere ai colpi di mercato delle due franchigie di Los Angeles e a rimanere competitivi in proiezione titolo. Praticamente un ritorno al passato, quando Russell e James Harden vestivano proprio la canotta dei Thunder. Nel frattempo però, sono cambiate parecchie cose. Ai tempi Harden subentrava dalla panchina portando punti e difesa (difficile a credersi), mentre Westbrook si esibiva nelle consuete scorribande da point guard titolare. Ora sarà tutto nelle mani di coach Mike D’Antoni che dovrà trovare il modo di far convivere due giocatori abituati ad avere la palla in mano ed a vivere di isolamenti, esperimento già fallito con Chris Paul, nonostante fosse più portato a ragionare che a giocare d’istinto.
Per quanto riguarda Oklahoma, è chiaro che con la richiesta di cessione da parte di Paul George, l’era di Westbrook era virtualmente terminata. I Thunder hanno ottenuto altre scelte preziose da aggiungersi a quelle raccolte dalla cessione dell’ex Pacers e di Jerami Grant ai Nuggets, però desta perplessità l’acquisizione di un contratto pesantissimo come quello di Paul in scadenza nel 2021 dove chiamerà ben 44 milioni di dollari e soprattutto di un giocatore in fase calante della carriera e soggetto ad infortuni e non facilmente piazzabile.
Sicuramente si prospetta una stagione divertente, piena di novità e di cambiamenti, ma come ama dire Federico Buffa, “non è più l’ Nba dei nostri padri”. La lega somiglia sempre più ad un carrozzone schiavo dei capricci da parte di giocatori che rendono assolutamente vana ogni strategia da parte di una franchigia e per noi nostalgici degli anni 80 e 90 è davvero difficile da digerire.