Ci sono pochi dubbi sul fatto che Danilo Gallinari sia stato il giocatore italiano più completo degli ultimi 15 anni. Luigi Datome – per quanto eccezionale – non arriva alle vette di talento del “Gallo”, Marco Belinelli è un grande specialista, Andrea Bargnani…avrebbe potuto.
Il figlio di Vittorio è cestista moderno e completo che abbina ai 209 centimetri una tecnica individuale di caratura superiore: ha dimostrato di poter giocare da regista, di saper interpretare il ruolo terminale offensivo così come di essere in grado di “limitarsi” a fare il tiratore (37,6% in undici anni di NBA). Forse a ben guardare qualche limite si trova alle voci “difesa” e “leadership”, ma alzi la mano chi non ne vorrebbe tre o quattro con la sua classe, in Nazionale…
Un campione tanto talentuoso quanto sfortunato, come dimostrano le ultime vicende legate all’appendicite che ha costretto Danilo a interrompere la preparazione per la World Cup e a sottoporsi a un intervento chirurgico presso l’Ospedale Civile Maggiore di Verona. Ed è un peccato che la sua carriera sia stata contrassegnata da miriadi di infortuni piccoli e gravi che hanno spesso arrestato la continuità dei suoi progressi ed in alcuni casi “avvelenato” il suo rapporto con i tifosi. A ricordare solo quelli più significativi già si rischia di consumare un testo di medicina sportiva:
- estate 2007, infortunio al ginocchio (infrazione ossea alla testa del perone) a Cagliari
- autunno 2008, problemi alla schiena trattati con tre “epidurali”
- 7 aprile 2009, intervento chirurgico alla schiena
- 25 febbraio 2011 frattura alluce sinistro
- 19 marzo 2012, frattura del pollice sinistro
- 4 aprile 2013, rottura del legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro (due interventi chirurgici)
- 21 dicembre 2014, intervento chirurgico per la rottura del menisco del ginocchio destro
- dicembre 2015/febbraio 2016 distorsioni a entrambe le caviglie
- febbraio 2016 distorsione alla caviglia destra con lesione dei tendini
- 30 luglio 2017, frattura alla mano in una rissa con Jito Kok, ala della Nazionale olandese
E questo senza tenere in conto gli infortuni “minori”, le influenze, gli stiramenti, le contratture che sulle pagine di un quotidiano californiano gli sono valsi il soprannome di “man of glass”, uomo di vetro”
Danilo nelle 11 stagioni NBA ha disputato 549 partite, una media di 50 gare a campionato che sono sufficienti a inserirlo nella categoria degli atleti “injury prone”, i pù fragili della Lega. Ecco quindi spiegato perchè – tra le fasi finali nelle manifestazioni di “alto profilo” – in azzurro ha disputato “solo” gli Europei del 2011 in Lituania e quelli del 2015 in Germania/Francia e non è riuscito a mettersi al collo nessuna medaglia: nel dicembre del 2006, all’esordio in maglia azzurra all’età di 18 anni, tutti gli sportivi si aspettavano qualcosa di più sia da lui che da una generazione promettente, da un gruppo che nell’agosto 2015 era stato salutato dalle (poco) profetiche parole del presidente FIB Gianni Petrucci: “Questa Nazionale è la più forte di tutti i tempi”…salvo poi venir eliminata alle qualificazioni olimpiche di Torino da una Croazia giovane e non particolarmente “quadrata”.
Nonostante queste premesse, va detto che Gallinari ha il diritto di riposarsi e di presentarsi al suo “datore di lavoro” (siano essi i Knicks, i Nuggets, i Clippers o i Thunder cambia poco) nelle migliori condizioni possibili: alla data odierna l’NBA gli ha corrisposto 115 milioni di dollari e lo ha reso lo sportivo italiano meglio pagato. E’ normale che l’atleta faccia il possibile per presentarsi “al lavoro” nelle migliori condizioni psico-fisiche possibili. Vista la fragilità del suo fisico, solo nel caso in cui sente di avere le energie sufficienti e non ci siano problemi allora può (e deve) dedicarsi alla Nazionale.
E per chi lo ha seguito in tutti questi anni, la definizione di “uomo di vetro” è troppo banale: ci sono strutture molecolari simili al vetro ma più pregiate, e se si deve dare l’idea della sua fragilità il “nickname” più giusto – parafrasando il vecchio film di Dario Argento, è quello di “Gallo dalle piume di cristallo”.