Mai come quest’anno il mercato è stato avvincente, appassionante e, in qualche modo, sorprendente. In neanche un mese, il turbinio di cambi di casacca ha ridisegnato completamente la geografia NBA, innalzando a ruolo di protagoniste alcune franchigie che solo due anni fa sembravano spacciate (Nets), sancendo la fine definitiva di alcuni progetti tecnici (Oklahoma) e, in generale, rendendo il campionato equilibrato come non mai.
Sembra impossibile ma, dopo neanche un mese da quell’inizio di luglio così roboante, le voci di mercato non si sono placate, soprattutto attorno a quei giocatori che sono stati vittime dell’attivissima sessione di mercato, oppure per quei giocatori che ormai non rientrano nei piani di rinascita della loro franchigia.
I casi più spinosi sono Chris Paul, Andre Iguodala e Kevin Love.
Paul è senza dubbio il nome principale tra i delusi dell’estate. Arrivato a Houston per conquistare l’anello, l’esperimento della convivenza con James Harden è naufragato nel corso del secondo anno, complice anche la serie di infortuni muscolari che ha impedito a CP3 di esprimere completamente il suo enorme talento. La cessione a Oklahoma è semplicemente inaccettabile per un giocatore come Paul: 34 anni, il suo unico obiettivo è cercare di competere per il titolo, un’eventualità impossibile per i Thunder in piena ricostruzione. Ma non sempre i desideri si trasformano in realtà. Il contratto spropositato (oltre 120 milioni di dollari per i prossimi 3 anni), l’età e la fragilità fisica spaventano più di una squadra, e tutti i tentativi approntati da Sam Presti per accontentare il fantasioso play sono naufragati. Sia l’accostamento a Miami che a Charlotte – per un “romantico” ritorno a casa (Paul è originario del North Carolina, e ha giocato per Wake Forest) – non hanno portato a niente di concreto. Per il momento a Paul non resta che attendere speranzoso l’inizio della stagione, e incrociare le dita che qualche G.M. si rivolga al suo I.Q. per risolvere i problemi in regia.
Anche Iguodala sta vivendo giorni di “passione”. I Warriors lo hanno spedito a Memphis per liberare lo spazio salariale necessario per firmare D’Angelo Russell, così Andre sta aspettando che la dirigenza dei Grizzlies si convinca a lasciarlo partire. Per un vincente come lui non ha senso restare nel Tennessee a fare da chioccia a una squadra giovane e senza ambizioni nel breve periodo, un deciso passo indietro rispetto agli splendidi anni di Golden State culminati nelle delle cinque Finali consecutive. Per adesso, Memphis è poco incline a concedergli il buy-out (il contratto da 17 milioni scadrà nel 2020), speranzosa di poter ottenere qualcosa in cambio del veterano, ma è lecito aspettarsi che alla fine lascerà “Iggy” libero di scegliere la sua prossima squadra. La corsa per accaparrarsi i suoi servigi sembra ristretta a tre squadre: Clippers, Rockets e Lakers, quest’ultimi grandissimi favoriti.
Kevin Love non ha cambiato squadra nel mese di luglio, ma il suo nome è al centro di varie speculazioni. Cleveland sta ricostruendo e, ovviamente, ha poco senso mantenere sulle rive del Lago Erie un giocatore come Kevin, ormai trentenne, titolare di un contratto pesante (25 milioni per altri tre anni) e poco motivato nel guidare i giovani talentuosi messi assieme da Koby Altman. La soluzione più logica sarebbe cederlo, ma non è così facile: il contratto, le condizioni fisiche precarie (una media di 47 partite negli ultimi tre anni), le lacune difensive nel ruolo di “stretch 4”, sono tutti campanelli d’allarme per i potenziali acquirenti. Nel corso della stagione, però, Love potrebbe tornare di moda e richiamare l’attenzione di qualche contender (Houston?) alla ricerca di un “apriscatole”.
Chissà che agosto non ci regali un colpo di coda del mirabolante mercato NBA.