Mancano meno di 24 ore alla prima palla a due del mondiale in Cina, ad aprire le danze saranno Angola e Serbia alle 9.30 (ora italiana). Favoriti, sorprese, delusioni, Team USA rientra in tutte e tre le categorie. La squadra di Popovich è stata rimaneggiata fino a una settimana fa, quando Kyle Kuzma ha dovuto abbandonare la tournée in Australia a causa di un infortunio alla caviglia subito in allenamento.
Il generale serbo è stato costretto a confermare i dodici giocatori “rimasti” a sua disposizione, inserendo un terzo centro, Mason Plumlee (unico superstite della squadra campione del 2014 in Spagna), alle spalle di Brook Lopez e Myles Turner. Il roster definitivo sarà così composto: Harrison Barnes, Jaylen Brown, Joe Harris, Brook Lopez, Khris Middleton, Donovan Mitchell, Mason Plumlee, Marcus Smart, Kemba Walker, Jayson Tatum, Derrick White, Myles Turner.
Ne abbiamo viste di peggiori, come la “sporca dozzina” che partecipò ai mondiali di Grecia ’98, ma anche di migliori, come il “redeem team” del 2008 – Kobe Bryant, LeBron James, Dwyane Wade, Carmelo Anthony, Chris Paul, and counting … – o la squadra di Londra 2012, un super team che ha disintegrato gli avversari con una media di 32 punti di scarto a partita. Da non dimenticare il “nightmare team”, dove giocatori come Tim Duncan, Dwyane Wade, LeBron James, Allen Iverson, si sono dovuti accontentare della medaglia di bronzo, dietro ad Argentina e Italia.
Proprio da quel lontano 2004 (contro l’Italia) gli statunitensi non perdevano una partita amichevole, ci ha pensato l’Australia con Patty Mills ad abbattere la corazzata a stelle e strisce lo scorso 24 agosto. Un colpo basso che fa vacillare le certezze dei campioni in carica.
FAVORITI
Stiamo parlando di Team USA, la squadra che dal 2008 ha vinto tre ori olimpici e due mondiali, il prestigio e la “legacy” che si porta dietro servono quanto meno a mettere paura agli avversari. Se poi ci aggiungiamo uno stratega come Gregg Popovich al comando di giocatori funzionali e intelligenti diventa tutto più facile. È una squadra giovane, agile ed esplosiva che può reggere tutti i confronti, anche quelli sotto le plance con i lunghi serbi (Jokic e Marjanovic). Dovranno affrontare un girone che non dovrebbe dare loro molti grattacapi, Repubblica Ceca e Giappone sono inferiori, la prima può contare solo su Satoransky mentre i secondi si affideranno alla scelta numero nove del draft (Washington Wizards), Rui Hachimura. Solo la Turchia potrebbe impensierire la squadra a stelle e strisce come ha già fatto nel 2014.
SORPRESE
Questa squadra può essere una sorpresa? Certo! Le aspettative non sono molto alte, gli Stati Uniti dovranno combattere su ogni pallone per portare a casa la vittoria, soprattutto nella seconda fase del torneo. Una squadra che sta insieme da qualche mese, piena di giovani e mezze superstar può sorprendere sia in negativo che, soprattutto, in positivo. Lo zoccolo duro dei nuovi Celtics – Walker, Tatum, Brown – può rivelarsi una spina nel fianco di tutte le difese, con l’ex Charlotte che ha voglia di fare canestro e dimostrare che i biancoverdi hanno fatto bene a scommettere su di lui. Harrison Barnes, dopo l’esperienza nella Baia, è scomparso dai radar NBA, il girovagare tra Dallas e Sacramento non gli ha permesso di farsi valere. Potrebbe essere il mondiale del riscatto, a 27 anni può dire la sua e in un sistema di gioco come quello di Popovich può dare il massimo. Sarà anche il mondiale di Donovan Mitchell a cui manca ancora qualcosa per esplodere del tutto, forse in Cina potrà trovare ciò che cerca.
DELUSIONE
Probabilmente questo roster è già una delusione, i 20 convocati di Pop ci hanno fatto sognare per un attimo. Anthony Davis, James Harden, Russell Westbrook, Damian Lillard, Kevin Love, sono solo alcuni dei nomi che l’allenatore degli Spurs aveva scelto per formare il Team USA 2019, ma tra risposte negative e infortuni Popovich è costretto a fare quel che può con quello che ha. Una squadra inesperta e poco collaudata che potrebbe sciogliersi di fronte ad altre compagini ben più rodate. Gli ingranaggi hanno iniziato a scricchiolare già contro l’Australia, dopo 15 anni gli Stati Uniti sono caduti in amichevole, da 13 sono imbattuti nelle competizioni ufficiali. Che il record sia destinato a cadere proprio quest’anno?
Questa non è la squadra del 1998, il talento e la qualità non mancano, bisogna darsi da fare se non si vuole finire sul gradino più basso del podio. Walker e compagni dovranno sporcarsi le mani per riuscire nell’assalto alla medaglia d’oro.