Shaun Livingston ha preso la sua decisione. A due mesi dal taglio dei Golden State Warriors, dopo 15 anni passati nella NBA, superato un gravissimo infortunio e vinti tre anelli, il prodotto di Peoria High School selezionato, quarta scelta assoluta del NBA Draft 2004, ha annunciato ufficialmente il suo ritiro tramite un post su Instagram.
La carriera – Classe 1985 e prodotto della Peoria Central High School, Livingston è stato selezionato con la quarta scelta assoluta al NBA Draft 2004 dai Los Angeles Clippers, franchigia con cui ha disputato 3 stagioni. Dopo la franchigia losangelina, Shaun ha militato tra le fila di Heat, Thunder, Wizards, Bobcats, Bucks, Cavaliers, Nets e Warriors, accumulando 833 partite di regular season (6.3 unti, 3.0 assist e 2.4 rimbalzi di media con il 48.6% dal campo) e 126 ai PO (6.4 punti, 2.4 assist e 2.6 rimbalzi di media con il 50.7% dal campo).
L’infortunio – Il 26 febbraio 2007 subisce un infortunio al ginocchio che lo costringe a rimanere fuori per il resto della stagione, facendo pensare anche ad una prematura conclusione della sua carriera. Infatti, durante un’azione di gioco, una brutta caduta gli causa la rottura dei due legamenti crociati (anteriore e posteriore), del legamento collaterale mediale e del menisco laterale, aggiungendoci anche, come ciliegina sulla torta, la lussazione della rotula. I medici arrivarono a parlare anche del rischio di dover amputare la gamba, ma Shaun non fu dello stesso parere. S Dot per altri 12 anni solcherà i parquet NBA.
Il playmaker di 201 cm è diventato ispirazione per tanti, un esempio da seguire: senza mai mollare, con il tempo è tornato a brillare. Una sorta di viaggio dalle stelle alle stalle e ritorno. E’ riuscito a risollevare una carriera che sembrava distrutta, a rimanere solido psicologicamente e a rimettersi in pista. I suoi ultimi cinque anni con i Warriors, che lo hanno portato a guadagnarsi tre titoli NBA (fondamentale nelle rotazioni di Steve Kerr), sono un capolavoro. Un finale romantico.
“Dopo 15 anni nella lega, sono allo stesso tempo triste, felice, emozionato, fortunato e grato. E’ difficile riassumere in una didascalia tutte le emozioni vissute nel cercare di realizzare un sogno e nel riuscirci. Non era previsto che arrivassi fino a questo punto. Chiunque sia riuscito a farcela contro ogni previsione capisce lo sforzo mentale ed emotivo necessario a motivare se stessi a fronte di una guerra tutta in salita, sforzo ancora maggiore se si è chiamati ad ispirare gli altri. ‘L’infortunio’ mi ha dato la chance di dimostrare a me stesso (e al mondo) che non sarei stato definito dalle mie circostanze. Di tutti gli anni passati nella lega, la cosa di cui sono più orgoglioso è il fatto che il mio carattere, i miei valori e la mia fede sono stati messi a dura prova, ma non ho mai mollato. Ai miei genitori, che mi dicevano di “andare a catturare il pallone”: GRAZIE. A mio nonno, che mi ha sempre dimostrato che nella vita c’è molto più della pallacanestro: GRAZIE. Ai miei zii, che mi hanno aiutato a crescere come fossi uno di loro: GRAZIE. A mia moglie e ai miei bambini… il futuro sarà più luminoso del nostro passato, e non riuscirei ad iniziare questo nuovo capitolo della mia vita senza sapere di avervi al mio fianco. A tutti i miei compagni, allenatori, trainer, allo staff, il mio viaggio è stata una collezione di esperienze e a quelli di voi che mi hanno aiutato durante il mio cammino voglio solo dire GRAZIE! A tutti i tifosi e a chiunque mi ha ispirato, supportato, tifato, o anche solo dedicato delle belle parole, GRAZIE. ‘Il regalo più bello che si può fare è mettersi al servizio degli altri’”
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