E’ una vera e propria bomba l’articolo redatto da Baxter Holmes di ESPN sulla privazione del sonno per i giocatori NBA (NBA exec: “It’s the dirty little secret that everybody knows about”).
Diversi giocatori e general manager hanno infatti evidenziato il problema del recupero fisico e della qualità del riposo durante l’intera stagione, mossa da lunghi e frequenti viaggi.
Pensandoci bene, in una lega dove si giocano 82 partite e si compiono viaggi per 50.000 miglia (quasi 80.500 km) in sette mesi, non è affatto facile riuscire a trovare il tempo e la comodità per godere di un adeguato riposo. Alla lunga questo aggrava il recupero fisico dei giocatori e li espone maggiormente al rischio infortuni.
“E’ impossibile godere di un sonno di qualità”, ha affermato Hassan Whiteside.
“Se chiedete a qualsiasi persona nello spogliatoio vi diranno che parlo sempre di come dormo. Credo che nel giro di un paio d’anni quello della privazione del sonno sarà un problema di cui si parlerà molto, come le commozioni cerebrali nella NFL”, confida Tobias Harris.
“Non dormire a sufficienza rovina il tuo recupero fisico, influisce su come giochi, sulla tua mentalità e su come ti muovi in campo. Riposare è fondamentale,” ha detto invece C.J. McCollum.
Andre Iguodala ha sofferto questo problema per diversi anni, salvo poi affidarsi ad uno specialista poco prima di approdare ai Warriors. Ora afferma di evitare i lunghi riposini per non compromettere il sonno notturno.
LeBron James non a caso gode delle cure di ben sette specialisti per preservare al meglio il proprio fisico e la propria mente. La star dei Lakers è soprattutto attenta al riposo: le temperature delle stanze in trasferta sono controllate meticolosamente e smette di utilizzare qualsiasi strumento elettronico tra i 30 e i 45 minuti prima di coricarsi a letto (e quando si giunge a questo momento, un app personalizzata sul telefono riproduce il suono di una pioggia che cade sulle foglie).
Quando a vince Carter viene chiesto quel è il segreto per giocare ancora all’età di 42 anni, lui risponde sempre che la cosa più importante è il riposo.
Alcuni GM invece, riferendosi ai giocatori che non riescono a riposare la notte, parlano di veri e propri “vampiri”.
La NBA prenderà qualche decisione a riguardo, ad esempio modificando il calendario o il numero delle partite, o lascerà che siano squadre e giocatori a gestire questo problema?
Probabilmente, come affermato da Harris, tra un paio d’anni la situazione si farà più pesante e allora si dovrà discutere apertamente e trovare delle efficaci soluzioni.