Miami è una delle sorprese di questo inizio di stagione: il record di 2 vittorie e 1 sconfitta, la rimonta in trasferta contro i Milwaukee Bucks, il ritrovato entusiasmo della American Airlines Arena. Tutto nella norma, è arrivato Jimmy Butler, no? Beh, certamente Jimmy ha riportato la franchigia della Florida sotto i riflettori, ma finora non è ancora sceso in campo a causa della recente nascita della figlia.
E allora? Oltre alla ottima guida di coach Erik Spoelstra, il motivo principale è il contributo di Kendrick Nunn. Chi? Domanda legittima, fino a questo luglio Nunn era davvero un signor nessuno per il pianeta NBA.
Nato e cresciuto a Chicago, Nunn dominò la scena liceale dello stato dell’Illinois (e non solo) con la Simeon High School assieme a Jabari Parker, portando i Wolverines a ben quattro titoli statali. Al termine di quella fortunata parentesi, mentre Jabari scelse Duke, Nunn decise di accettare la borsa di studio dei Fighting Illini di Illinois per iniziare la carriera universitaria. La scelta non fu molto felice: dopo un anno molto promettente – chiuso a 13 punti e con la nomina nel quintetto dei migliori esordienti della Big 10 -, il costante declino di Illinois e il poco talento in maglia arancio-blu rallentarono non poco lo sviluppo tecnico di Kendrick. Da qui la decisione di trasferirsi alla meno conosciuta Oakland University. Nell’attacco pirotecnico dei Golden Grizzlies Nunn ritrovò la naturalezza e la gioia per il gioco, riuscendo a chiudere la stagione 2017/18 a quasi 26 punti di media. Purtroppo, nessuna franchigia si convinse a selezionarlo al Draft del 2018, così iniziò la sua peregrinazione alla ricerca di un contratto nella NBA.
Come tanti americani prima di lui, nella ricerca della “terra promessa”, nel suo caso il sogno di diventare un giocatore NBA, volse lo sguardo a Ovest verso la California. Cercare di “fare la squadra” a Golden State fu un’impresa vana, così dovette accettare di partire da Santa Cruz, la squadra della G-League affiliata ai Warriors.
Finalmente, questa estate, la grande occasione: Miami gli ha offerto un posto alla Summer League e Kendrick non ha esitato, premiando la fiducia degli Heat con prestazioni meritevoli del quintetto ideale della manifestazione.
Las Vegas è stato solo il preludio di una stagione che lo vede protagonista. L’ottima preseason – in cui ha segnato oltre 13 punti di media, mettendosi in mostra per i 40 punti e le 6 triple contro i Rockets – ha convinto Spoelstra a lanciarlo in quintetto. “Coach Spo” è stato colpito dalla capacità di agire indistintamente nei due ruoli di guardia, dalla solidità difensiva e dalla personalità. Molto bravo nel “pick and roll”, si adatta perfettamente con lo stile di gioco dei nuovi Heat che vede più creatori di gioco, da Justise Winslow a Goran Dragic, per finire con Jimmy Butler quando sarà di nuovo disponibile.
Anche stavolta Kendrick ha dato ragione al coraggio del coach di Miami. Dopo tre partite il mancino di Chicago è “solo” il miglior realizzatore della squadra con oltre 22 punti di media, ottenuti con le incredibili percentuali di 53% dal campo e 42% dall’arco.
La stagione è ancora lunga, Nunn dovrà confermare questi numeri nel lungo periodo, ma a Miami sono convinti di aver trovato il “VanVleet di South Beach”.