Nello sport professionistico di oggi i giocatori bandiera, quelli nei quali i tifosi si identificano, sono merce sempre più rara.
Il mondo dell’NBA purtroppo non fa eccezione.
Basta soltanto vedere gli stravolgimenti avvenuti nell’ultimo folle mercato estivo per capire come un appassionato faccia fatica a sentirsi rappresentato da squadre rivoluzionate ogni anno e campioni che cambiano casacche come se si trattasse di biancheria intima.
I sonori fischi ricevuti da Kyrie Irving e Anthony Davis nelle gare di due sere fa, in cui sono tornati, da avversari, rispettivamente a Boston e New Orleans lo confermano chiaramente.
Per quanto riguarda Irving, è stato fischiatissimo sebbene non fosse presente al match, per un infortunio alla spalla su cui più di qualcuno ha malignato.
Dopo la gara ha commentato dicendo che “il gioco dovrebbe servire ad esprimere amore e non a evidenziare drammi che non hanno alcun significato se non quello di intrattenere la gente e fornire notizie ai media”.
In sua difesa è poi intervenuto il compagno Kevin Durant, che su Twitter ha risposto con un “Sei ossessionato. Fatti aiutare” ad un fan di Boston che aveva apostrofato Irving con un “Big Mad”.
Anthony Davis invece, dapprima ha distrutto in campo i Pelicans, segnando 41 punti, record assoluto per un giocatore alla prima partita con la sua ex squadra, ma è poi stato diplomatico nella conferenza stampa dopo la partita.
Infatti ha dichiarato che lo scambio che lo ha portato a Los Angeles è stato complicato ma che alla fine tutte le parti in causa adesso sono sicuramente soddisfatte.
Inoltre ha sostenuto di non provare che amore per la sua ex squadra e i suoi ex compagni.
Anche in questo caso è intervenuto un compagno in sua difesa.
LeBron James infatti ha evidenziato che in mezzo ai fischi c’era anche qualche acclamazione e che comunque la gente fischia senza neanche sapere il perché, solo per essere parte dello spettacolo.
Ma, a parte le più che ovvie minimizzazioni dei diretti interessati, per quale motivo il pubblico fischia delle superstar assolute, invece che applaudirle?
Di certo i comportamenti spesso bizzosi di molti giocatori NBA non aiutano.
I livelli dei salari percepiti, arrivati a cifre una volta inimmaginabili, non avvicinano alla gente comune degli atleti che spesso si comportano come ragazzini viziati e pieni di sé.
E’ naturale che il pubblico non apprezzi dei giocatori che non solo cambiano continuamente squadra per convenienza, ma addirittura si mettono d’accordo tra di loro per andare a giocare insieme in qualche altro team, mentre ancora sono sotto contratto.
La stessa NBA, allarmata dal fenomeno, venuto prepotentemente a galla nell’ultimo mercato estivo, sta cercando di correre ai ripari.
Quelli come il sottoscritto, che sono cresciuti ai tempi in cui la stella della squadra dedicava tutta la carriera al suo team non possono che rimpiangere quei tempi.
Una volta, infatti, Magic era quello dei Lakers, Bird quello dei Celtics e Jordan quello dei Bulls.
E quei campioni fornivano un’immagine di sé molto più positiva della maggior parte degli attuali protagonisti NBA.
Non si può quindi minimizzare la cosa, sostenendo che è tutta colpa del pubblico ignorante, che produce misere esternazioni.
Il pubblico sa ben distinguere fra i diversi comportamenti che tengono gli atleti.
Ne è evidente dimostrazione l’accoglienza riservata a Kemba Walker il 7 Novembre scorso, quando è tornato, da avversario, nella sua Charlotte.
I fans degli Hornets, riconoscenti, lo hanno acclamato mentre veniva proiettato un video tributo.
I suo ex tifosi hanno dimostrato di apprezzare un campione che, oltre a dare tutto per la sua squadra, è rimasto sempre umile e professionale.
E hanno perfettamente capito che a trenta anni, dopo averne passati 9 in una squadra modesta, fosse giusto che avesse una possibilità in una squadra di vertice.
Pertanto no, non si può accusare il pubblico quando fischia quelli che dovrebbero essere i propri beniamini.
Piuttosto i viziati giocatori di oggi, dovrebbero tornare ad essere più umani, più vicini ai comuni mortali.
Determinati comportamenti, alla lunga, saranno dannosi non solo per il nostro sport preferito, ma anche per loro.
C’è il concreto rischio che gli appassionati, soprattutto quelli giovani, che hanno bisogno di modelli positivi, col tempo, si disamorino.