La partenza dei 76ers è stata buona, ma non buonissima. Qualche problema di integrazione per i (tanti) nuovi arrivi, una non sempre facile convivenza in campo tra Al Horford e Joel Embiid che spesso si pestavano i piedi, un punto debole “strutturale”, la mancanza di tiratori da tre (che nell’NBA odierna sono indispensabili) hanno creato un immediato “gap” con Boston, Milwaukee e Toronto, ma poi i Sixers sono riusciti a ingranare le marce alte e a risalire in classifica.
Chiaro che stare al passo con i Bucks (11 vittorie consecutive) o a Toronto (6 successi in fila) è difficile, ma Philadelphia sta lentamente trovando il suo ritmo e l’impressionante potenza del quintetto base (a parte Richardson, che è 1 metro e 98, gli altri sono tutti più alti di 205 centimetri) lentamente ha cominciato a schiacciare le avversarie. Sono arrivati sette successi nelle ultime otto gare, con la “macchia” nello scontro di vertice con i Toronto Raptors in cui Joel Embiid ha vissuto la sua peggior serata NBA rimanendo a secco di punti e totalizzando un orrido zero centro su undici tentativi, quattro palle perse e cinque falli. Il centro africano si è prontamente ripreso, tenendo medie di 30.7 punti, 14.7 rimbalzi (con un impressionante 40 su 44 ai liberi) nelle tre partite successive, tutte vittorie: “non ero stato sufficientemente aggressivo, nelle partite precedenti, ed ora ho ripreso a andare alla ricerca del contatto, a avvicinarmi a canestro e a prendermi i falli”. Embiid rimane il “pendolo” dei Sixers: se lui c’è, nessuno traguardo è precluso.
Per battere gli Indiana Pacers, però, Philadelphia – oltre ai 32 punti e 11 rimbalzi di Embiid – ha avuto bisogno di un paio di magie di Ben Simmons, più a suo agio in queste fasi del gioco che non con i piedi dietro alla fatidica linea dei 7 metri e 25. Con i Pacers avanti per 114 s 113 e 14 secondi sul cronometro, l’australiano ha intercettato un passaggio di T.J. Warren per poi servire a Tobias Harris lanciato in contropiede l’assist del vantaggio. Dopo il timeout di prammatica, Simmons si è ripetuto rubando la palla sulla rimessa di Jeremy Lamb, mettendo il sigillo alla sudata vittoria.
Come spesso gli è accaduto nella sua ormai lunga carriera (è al tredicesimo campionato NBA), Al Horford passa sotto traccia, ma è decisivo. Nonostante sia “solo” il quarto realizzatore ed il terzo rimbalzista dei 76ers, il numero 42 fornisce un apporto sostanzioso sui due lati del campo. Tobias Harris garantisce sempre il suo standard di punti a referto (18 di media) con le solite media buone ma non eccezionali (49% da due ma solo 30% da tre), e Josh Richardson si dimostra un acquisto azzeccatissimo contribuendo in modo pesante sia in attacco (16.4 di media col 37% da tre) che in difesa (99.3 punti concessi ogni 100 possessi). Ben Simmons, oltre a risultare determinante contro i Pacers, sta confermando pregi e difetti del passato. Fenomenale in campo aperto, soffre nel gioco a metà campo a causa dell’insufficiente pericolosità dal perimetro: finora ha tentato solo tre tiri da tre punti segnandone uno, il primo in carriera.
Dalla panchina arrivano note liete alla voce Furkan Korkmaz (9 punti a partita col 35% da tre), mentre Trey Burke e Mike Scott non stanno convincendo appieno. Il rookie Matisse Thybulle si dimostra più pericoloso da 3 (38.2%) che da 2 (40%), ma sta soddisfacendo le aspettative nel suo processo di crescita, mentre il centro Kyle O’Quinn, nonostante la collaudata solidità che ha confermato anche nella Città dell’Amore Fraterno, sta trovando solo 9 minuti di impiego medio.
L’Est, con gli stop subìti dai Celtics nelle ultime partite, vede le cinque inseguitrici di Milwaukee racchiuse in classifica nello spazio di una partita. I Sixers sembrano in crescita: il loro gioco non è ancora luccicante e sembrano dovranno soffrire anche in futuro la poca pericolosità dall’arco, ma usando più la sciabola che il fioretto possono comunque fare bene. Sempre che nella “finestra” prima della “trade deadline” il GM Elton Brand non trovi qualche soluzione perimetrale per renderli ancor più competitivi prima dell’inizio della corsa-playoffs.