A Washington nessuno si aspettava granché da questa stagione, ma anche i più scettici sono molto delusi. Fin dalle prime partite, la squadra ha sofferto molto e adesso è precipitata inesorabilmente nei bassifondi della Eastern. Certamente hanno influito i numerosi infortuni che hanno privato più volte i Wizards di Rui Hachimura e Bradley Beal, rallentato il recupero di Isaiah Thomas, e tengono a riposo forzato John Wall da oltre 10 mesi, ma la squadra sta comunque deludendo.
Nell’ultima settimana c’è stato, però, un piccolo segnale di risveglio: tre vittorie nelle ultime cinque partite, ottenute peraltro contro Miami, Denver e Boston, squadre di primissimo piano di questa stagione. Il protagonista assoluto è stato Ishmael Larry Smith, per tutti “Ish”, capace di guidare una squadra di giovani e comprimari nei tre “upset”. Se con Miami ha segnato 19 punti decisivi per la vittoria, contro i Nuggets ha imbarazzato la difesa di coach Malone con la consueta rapidità e le esitazioni in palleggio, chiudendo con 32 punti, suo massimo in carriera, e 8 assists. Nella partita successiva, Ish ha sbaragliato i Celtics con 27 punti, meritandosi anche il curioso coro “MVP! MVP!” dal pubblico della Capital One Arena.
Smith è l’epitome del “journeyman” NBA. Cos’è un “journeyman”? Una definizione semplice, ma efficace, potrebbe essere: un giocatore con la valigia in mano, che cambia squadra ogni stagione pur di continuare a perseguire il sogno di giocare nella NBA.
La carriera del nostro Ish segue perfettamente questa definizione. Dopo essersi laureato a Wake Forest, ed aver chiuso a 13 punti e 6 assists di media nell’anno senior, Smith ha iniziato la sua peregrinazione per gli Stati Uniti alla ricerca di un contratto. Ben otto città in quattro anni: il primo anno ha fatto tappa a Houston e Memphis, il secondo a Golden State e Orlando, il terzo a Milawaukee e Phoenix, il quarto a Oklahoma City e Philadelphia.
Nel febbraio del 2015, dopo aver subito il taglio da parte di Washington poco dell’inizio del campionato, e aver conosciuto anche lo spogliatoio di New Orleans, Sam Hinkie decise di richiamarlo a Philadelphia dopo le buone sensazioni avvertite durante le 25 partite del campionato precedente.
In quei quattro mesi all’interno del “Processo”, Smith conquistó finalmente la fiducia di coach Brett Brown e riuscì a giocare con maggiore continuità. Tutti iniziarono a soffermarsi più sulle qualità che sui difetti: ecco che Smith non era più un giocatore troppo piccolo, leggero e dal tiro rivedibile, bensì un regista rapido, altruista e molto efficace nel “pick and roll”. Se i Sixers non beneficiarono appieno della stagione eccellente di Smith, per l’ex Diacono (il “nickname” di Wake Forest, perfetto visto che si è laureato in Religione) quell’esperienza fu decisiva perché gli permise di inchiostrare un contratto da ben 18 milioni di dollari con Detroit. Un bel salto dopo aver vissuto ai margini della Lega per anni.
Gli anni trascorsi con i Pistons sono stati all’insegna della mancanza di risultati, la squadra non è mai riuscita a rispettare le aspettative di una piazza ambiziosa e di un roster dotato di talento. Mai, però, è mancato il costante apporto del folletto di Concord, pronto a coprire le tante assenze di Reggie Jackson e in grado d’instaurare una liaison invidiabile con Andre Drummond.
Finita l’esperienza in Michigan, Ish ha scelto Washington, una franchigia enigmatica perché ancora indecisa tra la voglia di integrare ciò che resta della squadra capace di 49 vittorie nel 2017 e la tentazione di ricostruire completamente. Coach Scott Brooks, nell’introdurlo nella nuova realtà, gli ha chiesto due cose: aiutare Bradley Beal nel gestire le sorti dell’attacco dei Wizards; rappresentare una guida per i tanti giovani presenti nel roster, da Rui Hachimura a Troy Brown, da Thomas Bryant a Isaac Bonga. Anche stavolta, Smith sta tenendo fede alle attese, perfetto nella veste comprimario che, però, sa alzare il livello del suo rendimento quando è richiesto dalle circostanze.
Con la stagione in corso in maglia Wizards, Smith ha raggiunto ben 11 squadre, quasi un record visto che il record di questa speciale classifica è di 12. Non sappiamo se già a febbraio riuscirà a “fare 12”, certo è che un giocatore dalla perseveranza e dalle qualità di Ish avrà sempre un posto in questa NBA.